mercoledì 17 novembre 2010

Il gulag democratico



L’articolo 2 della costituzione italiana sancisce che la sovranità appartiene al popolo. Si tratta con ogni evidenza di un principio astratto che maschera una realtà ben diversa.
Qualsiasi individuo che abbia la minima cognizione dello stato delle cose, quelle effettive e non quelle contrabbandate dall’ideologia, sa bene che la sovranità, il potere, appartiene al denaro, all’aristocrazia economica che delega la gestione degli affari correnti e la cura dei propri interessi ai suoi galoppini della politica.
La borghesia regna o scompare. Ma per regnare essa deve saper prevedere e cercare di evitare il punto di rottura dell’instabile equilibrio sociale. Essa affronta pubblicamente i “problemi” falsandoli, utilizzando a tale scopo tutti i “pensatori” e i chiacchieroni asserviti. Nel momento in cui compare una minaccia reale al mantenimento di questo precario equilibrio basato sulla menzogna, ossia quando la normale violenza non è più sufficiente come deterrente e contrasto contro la rivolta sociale, essa ricorre al terrore. La storia d’Italia, non solo quella repubblicana, è costellata di episodi di terrorismo diretto o eterodiretto.
La tutela del segreto è condizione imprescindibile di tale strategia. Ecco perché, per esempio, tutti i governi che si sono succeduti hanno opposto il segreto di stato sulle stragi e in occasione di azioni terroristiche condotte in proprio dallo stato.
Ecco perché da un tribunale che giudica di terrorismo non c’è da aspettarsi né giustizia e tantomeno verità.

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