mercoledì 8 dicembre 2010

Uno spettro s’aggira per l’Italia, quello della Cultura.




C’è un certo remuage nei salotti della borghesia battente bandiera liberiana e panamense, presso l’aristocrazia dei quattrini, dei presidenti e vicepresidenti, dei manager e dei professionisti cinque stelle, dei grand commis di Stato, dei residenti a Montecarlo e il conto a Nauru. Costituzione della repubblica italiana alla mano, essi citano i torti subiti, i tagli economici alla spesa pubblica che impoveriscono il “Paese”.

Non tutti i tagli. Agli speculatori immobiliari, ai geometri e architetti, ai petrolieri e gli industrialotti, insomma ai deturpatori, agli inquinatori e agli evasori fiscali, non frega nulla dei tagli, per esempio, all'assistenza delle persone non autosufficienti o quelli alla scuola pubblica. Essi declamano a gran voce l’articolo 9 della costituzione, non certo l'art. 36:
La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.
Tutti a battere le mani calorosi. Non è raro vedere spacciatori di humour non avere almeno una piccola dose del  ridicolo, ascoltare impettiti l’inno nazionale. Perbacco, che tempra questi settuagenari impomatati, rotti ad ogni furfanteria. Anche le  signore sono battagliere, con il lifting in metastasi e 200mila euro al collo, mostrano il loro sprezzo per ogni accertamento fiscale, per ogni confronto con i lampadari swarovski. Sono, gli uni e le altre, preoccupati soprattutto che i tagli finanziari decisi dal governo possano colpire anche i loro trastulli lirici. La “loro” cultura, poiché delle culture degli altri, le culture “povere”, senza lustri e lustrini, possono andare a farsi fottere.
La cultura che costoro amano rappresentarsi esprime una pseudograndezza di una realtà mediocre, la giustificazione della moderna schiavitù. Del resto sono addestrati ad esaltare l’imponenza di una realtà storica oscena che non è altro che la somma organizzata delle sue limitazioni e alienazioni. Non possono che mentire a se stessi.
La hit parade sovversiva: qui .

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