mercoledì 29 giugno 2011

Il ruggito dell'aquila


A Kabul è l’ennesima strage. Obama dice di voler ritirare i 30mila soldati che ha mandato lui stesso ultimamente, ma i generali nicchiano. A Tripoli Gheddafi gioca a scacchi, forse ancora per poco. Di Fukushima non parla più nessuno. Per quanto riguarda la situazione economica globale, si può dire, con Marx, che al fondo resta “il conflitto fra l’estensione della produzione e la valorizzazione”. Di tale conflitto, l’entità e l’estensione della pirateria finanziaria ne costituisce l’aspetto esteriore.

Sulla Grecia e più in generale sulla situazione della Ue, il Frankfurter Allgemeine Zeitung ha pubblicato un articolo con il titolo "Ritorno alla Nazione". L'autore inizia il suo commento lodando l'Unione europea come un tentativo ammirevole di superare il nazionalismo che aveva devastato l'Europa in due guerre mondiali nella prima metà del XX secolo, come il più riuscito tentativo d’integrazione dopo la caduta dell’Impero romano. L’Europa amministrativamente, legalmente ed economicamente è il più forte continente del pianeta. Senza conflitti interni, senza povertà di massa, senza dittatura. Ciò nonostante, prosegue, l'UE è alle prese con una serie di problemi quali l’immigrazione, il nucleare, i greci imbroglioni che vanno in pensione a 53 anni, e ha dato prova di essere spesso un mostro burocratico, non una dittatura ma nemmeno una democrazia, che vìola sempre più i diritti democratici e le tradizioni delle singole nazioni. Il giornalista conclude il suo commento dichiarando: "C'è una sola via da seguire per l'Europa, il ritorno alla nazione, il ritorno alla democrazia" (qui l’articolo sulla FAZ, e qui c’è anche una traduzione francese, ma non integrale).

Abbiamo imparato che quando la mettono sul piano della “democrazia”, vuol dire che non stanno più al gioco e rovesciano il tavolo. In pratica e in sostanza l’articolista si lamenta che l’Ue è solo un’unione monetaria dove il potere decisionale è in mano ai burocrati di Bruxelles (e di Francoforte, aggiungo) e, senza dirlo, dove finora la Germania ha imposto il suo modello di sfruttamento sistematico dei surplus dell’export per potenziare la crescita a spese delle altre nazioni in deficit.

Il peggior errore politico della recente storia europea è stato la riunificazione tedesca, e avremmo modo di constatarlo. La Germania, non appena avrà sistemato alcune sue questioni con le banche, lascerà il Sudeuropa al suo irredimibile destino, guardando sempre più a Est e verso l’Oriente. Pensa di potercela fare, se non da sola, con il suo tradizionale Lebensraum nordico. Il decennio che si è aperto sarà veramente cruciale per i nuovi assetti mondiali. La storia non si ripete mai uguale, ma ci prova.

L’Italia dovrebbe guardare al Mediterraneo, ma non ha una classe dirigente all’altezza per farlo, come s’è ben visto in Libia, laddove ha permesso che altri decidessero le loro guerre coloniali a nostro scapito. A noi basta “va, pensiero sulle ali d’orate”.

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