martedì 18 ottobre 2011

Il codice clericale

-->
-->
Il 19 luglio 1943 Mussolini è a Belluno, da dove è giunto in treno da Treviso assieme a Hitler (l’incontro è noto erroneamente come quello di Feltre (*) ). I colloqui che seguiranno in realtà sono dei monologhi dell’austriaco con “Mussolini seduto sul bordo della poltrona troppo ampia e profonda, ascoltava impassibile e paziente con le mani incrociate sulle gambe accavallate”. I pozzi petroliferi di Baku e la città simbolo di Stalingrado sono persi, il Nord Africa è in mano degli alleati che da pochi giorni sono sbarcati in Sicilia. Tuttavia la guerra continua, mancano quasi due anni alla sconfitta dell’Asse. Gli italiani sono al fronte o sfollati, comunque in guerra con lutti e gravi problemi di sussistenza. Intanto a Roma, in quelle ore, 362 bombardieri pesanti B17 e B24 e 300 bombardieri medi (146 B26 e 154 B25), scortati da 268 caccia Lighting, portano la morte a migliaia di persone. Di lì a poche settimane l’Italia intera sarebbe stata messa a ferro e fuoco, decine di migliaia di giovani e meno giovani sarebbero morti combattendo e nella guerra partigiana, o nei lager e di rappresaglia.


Tuttavia vi sono anche quelli che in quei frangenti trovano tempo e modo di riunirsi in un convento. A Camaldoli (si sta freschi in luglio) si riuniscono i cattolici, ovviamente, dato il luogo d’appuntamento. Non per pregare, bensì per vaticinare in un lungo programma le linee guida per la politica economica dell’Italia futura, quella che essi sono certi di governare. Un articolato in 99 punti, molto dettagliato, riproposizione in chiave formalmente plurale del sistema clerico-fascista con la sovrapposizione tra partito, strutture statali, enti pubblici e industrie di stato, burocrazie e benedizione papale.

Si parte da una Premessa sul Fondamento Spirituale della vita sociale. Si tratta del substrato ideologico che fa da sfondo ai capitoli sullo Stato, la Famiglia, l'Educazione, il Lavoro, Produzione e scambio, Attività economica e Vita Internazionale. Tutto con i capolettera in maiuscolo, ovviamente. In questo documento Chiesa e fede trovano naturalmente posto in modo peculiare.

Poiché la Chiesa rigenera gli uomini alla vita della Grazia nel tempo e li guida al pieno possesso di Dio nell'eternità, mentre lo stato mira a garantire agli uomini la tutela e lo sviluppo della loro terrena personalità, frequenti e necessarie relazioni si hanno fra la Chiesa e lo stato, perché in un medesimo territorio le due società reggono gli stessi soggetti e l'attività dei due poteri si estende su certi oggetti comuni.

Il rapporto è chiaro, il medesimo territorio anche, come pure i soggetti e gli oggetti comuni. Immutabili quindi i confini che delimitano l’universo dove si svolge lo scambio in cui si evolve la merce e si schiavizza la carne umana, nei due sensi, materiale e spirituale.

È verità assoluta, alla quale debbono essere riportati tutti i punti finora enunciati, che qualunque organizzazione di vita politica, qualunque escogitazione di forme di stato e qualunque partecipazione di cittadini alla vita dello stato, non vale a salvare l'umanità della vita sociale, se gli individui non sentono quelle esigenze di giustizia e di carità, le quali mentre attingono le più alte vette dello spirito umano, costituiscono la vita delle anime che credono in Cristo.

Fuori dalle balle i miscredenti o anche solo i laici.

E la famiglia? Unione una ed indissolubile, avente come fini oggettivi in primo luogo la procreazione e l'educazione della prole, e subordinatamente il mutuo aiuto ed il rimedio alla concupiscenza. Essendo l'uomo per sua colpa decaduto dalla primitiva dignità ed integrità ed avendone riportate ferite ed inclinazioni cattive, è errato affermare la sua bontà nativa e naturale.

Per redimere l’uomo non c’è altri che il magistero della Chiesa, al trancio e a piacimento, pagando la giusta cauzione agli dei in tonaca.

A Camaldoli sono presenti, tra gli altri, Ezio Vanoni, Mario Ferrari Aggradi, Paolo Emilio Taviani, Guido Gonella, Giuseppe Capograssi, Ferruccio Pergolesi, Vittore Branca, Giorgio La Pira, Aldo Moro, Giulio Andreotti, Giuseppe Medici.

(*) L'incontro avvenne a Villa Socchieva o Pagani-Gaggia, San Fermo, dimora estiva del senatore fascista Achille Gaggia che con Volpi e Cini, due alti gerarchi fascisti, sarà interprete del decollo industriale nel dopoguerra della Sade, poi divenuta Enel, quella del Vajont. In realtà questa villa, luogo dell’incontro tra i due dittatori, si trova a San Fermo, tra Belluno e Sedico, assai più distante da Feltre.

(**) Secondo l’agenzia di stampa Stefani “il Papa ha manifestato il proposito, qualora dovesse verificarsi un'altra aggressione aerea a Roma, il cui carattere sacro nettamente stabilito nei Patti lateranensi a suo tempo ufficialmente comunicati a tutti i governi che ne presero ufficialmente atto, deve essere fuori di discussione, di uscire dal Vaticano senza attendere la fine del bombardamento”. Il Papa era fortemente incazzato con gli alleati anche perché delle bombe avevano colpito il cimitero del Verano e danneggiato la tomba della famiglia Pacelli. Anche la tomba di Petrolini è danneggiata e pezzi del frack con il quale aveva voluto essare sepolto sono sparsi intorno.
-->

Nessun commento:

Posta un commento