sabato 19 novembre 2011

Il gabinetto dell'equità e del rigore


Alcuni giorni or sono ho affermato che Mario Monti non capisce nulla di economia (che non va intesa con la tecnica ragionieristica e il raggiro speculativo, né con l'analisi scolastica dei rapporti di scambio). Aggiungo che è in malafede. È questo mio giudizio temerario e arrogante? Vedremo; rilevo intanto e semplicemente che questi personaggi, il cui universo è solo quello del denaro, si sono formati nelle scuole dove agiscono i più fraudolenti apologeti del capitale e frequentano i circoli liberisti che ci hanno condotto al punto in cui siamo, insomma le coscienze più lucide e blasé a cui pare normale che gli ordini emanati dagli imperativi di un pugno di magliari possano decidere la vita e il destino dell’umanità.

Ho ascoltato ieri su Youtube una trasmissione del settembre scorso condotta dall’ineffabile Gad Lerner con la presenza di Mario Monti. Costui ha parlato a lungo dicendo le solite cose che può dire un economista (convinto che il fine ultimo dell'economia sia la stabilità di un sistema volto per prorpia natura al saccheggio), ma soprattutto delirando su altre. Una di queste sue affermazioni, non la più fantasmagorica, tratta dell’euro e della Germania. Secondo Monti i tedeschi adottando l’euro e “lasciando il forte marco” hanno compiuto un atto di generosità verso l’Europa. Monti non può non sapere che senza l’euro e proprio in ragione del “forte marco” la Germania non avrebbe potuto esportare massicciamente le proprie merci verso gli altri partner europei come invece ha fatto (*).

L’ex direttore generale del Fondo monetario internazionale, Dominique Strauss-Kahn, già candidato “socialista” alle presidenziali francesi del 2012 e poi coinvolto nel famoso e misterioso scandalo sessuale, ebbe alcuni mesi or sono ad affermare che Germania e Cina non sono modelli virtuosi da imitare ma bensì “arcipeccatori” del sistema, dato il loro modello di sfruttamento sistematico dei surplus dell’export per potenziare la crescita a spese di Usa e altre nazioni in deficit, che altro non è che una riedizione degli sbilanci tossici globali che hanno fatto riemergere la crisi.

Ma veniamo alle nostre grane. È vero che il nostro debito è diventato insostenibile (non da oggi e nonostante si sia ridotto di 26mld negli ultimi due mesi) e che quindi servono delle misure strutturali per ridurlo consistentemente. Tali riforme dovrebbero convergere su due punti essenziali: ridurre gli sprechi e eliminare certi abnormi privilegi, ma soprattutto far pagare le tasse a chi le evade con mille stratagemmi. Il premier Monti dice che lo farà con equità. Fare queste cose con equità non è possibile in un sistema economico come il nostro. In Italia, molto meno ancora per via di tante cose che sappiamo e che è inutile ripeterci. Monti farà del maquillage buono per i media e gli sprovveduti, contando sull’alto grado di analfabetismo primario, economico e politico di cui sono da sempre nutriti gli italiani, non disgiunto dalla ben nota propensione al fatalismo e al “miracolo”.

Pare mai possibile che un gabinetto composto prevalentemente da esponenti delle banche e dell’intrigo finanziario possa procedere verso una riforma fiscale seria, una lotta all’evasione e alla speculazione efficace e convinta? Che possa introdurre una vera tassa patrimoniale non se ne parla nemmeno e non solo perché vi si oppone Berlusconi (banche, assicurazioni e Vaticano tra i maggiori detentori del patrimonio immobiliare, solo l’8% delle aziende governa il 63% della terra coltivata).

Perciò al gabinetto Monti non resta che la solita strada, quella che per motivi di bottega elettorale i partiti non hanno voluto percorrere fino in fondo e a proprio nome: il taglio della spesa sociale, dei salari, delle pensioni, la svendita del patrimonio pubblico, la reintroduzione dell’Ici e di altre amenità del genere. Dice Monti che è un’anomalia che non ci sia l’Ici. L’indecenza è che non ci sia un’imposta patrimoniale progressiva e invece ci sia un’evasione fiscale da paese delle banane, così come nel fatto che il lavoro e chi produce ricchezza sia diventato a tal punto subalterno alla gerarchia degli affari e della finanza che nessuno si cura più ormai di salvare almeno le apparenze di quella che si continua a chiamare con grande faccia tosta “democrazia”, ossia “potere del popolo”, l’illusione della libera scelta.

Per il resto Monti, garante del mercato e dei burattinai che l'hanno messo in quel posto, scomettendo sull'ignoranza e la distrazione organizzata, chiederà ai soliti noti di pagare e non fare troppo baccano, alimentando il calo della domanda interna e contribuendo, per parte sua e dopo Tremonti, a spingerci ancor più verso il burrone, assieme all’euro.

(*). Così come non dovrebbe ignorare il fatto, il nostro rigorista nazionale, che la Germania vanta il terzo debito pubblico lordo più alto del mondo in valore assoluto e il primo debito della UE, così come, se non fosse per certi trucchi contabili (il meccanismo con cui vengono conteggiate le passività dell’equivalente della nostra Cassa depositi e prestiti), il rapporto debito/Pil sarebbe ancora più alto della cifra ufficiale del circa 85% .

4 commenti:

  1. Estratti:

    Con quali mezzi la borghesia supera la crisi?
    Da un lato con la distruzione forzata di una quantità di forze produttive, dall'altro con la conquista di nuovi mercati e con lo sfruttamento più radicale degli antichi mercati. Con quali mezzi dunque? Preparando crisi più violente e generali e riducendo i mezzi per prevenirle.

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  2. In caso di crisi globale conclamata si può sempre fare una bella guerra, igiene e medicina del capitale, e tutto si sistema.

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  3. Egrgio presidente bieogna tassare le importazione sopratutto le automobobili.
    Cosi si promuovere l`industria automolistica italiana. Cordiali saluti.
    G.Bianchini

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