venerdì 9 marzo 2012

A chi conviene l'Euro e il WTO


La salute economica di un paese (o di una famiglia, di un’azienda, di qualsiasi attività economica) si misura dal saldo tra le entrate e le uscite. Secondo l’Istat nel corso del 2011 il deficit tra uscite/entrate per l’Italia è stato pari a meno 24,3 miliardi, in miglioramento rispetto al 2010 (-30 miliardi). Il saldo non energetico (+37,1 miliardi) è in forte aumento sul 2010 (+22 miliardi), mentre quello energetico peggiora (-61,4 miliardi dai -52 del 2010). Come siano andate le cose in termini di saldo negli anni (2001-2009) ce lo dice chiaramente questo grafico:

Pertanto, dall’entrata nell’euro, l’Italia ha avuto sempre un saldo della bilancia commerciale fortemente negativo. Ma è sempre stato così? Alla luce di questo grafico dell'Istat, si può notare che a partire dal 1993, dopo la svalutazione della lira del 1992, il saldo tra entrate e uscite diventa nettamente positivo, fino a declinare verso l’anno 2000 e sprofondare con l’entrata nell’euro:

Quest'altra è una tabella numerica (clicca per ingrandire):

Questo grafico (clicca per ingrandire) compara invece il saldo dell’Italia con quello della Germania:
E per la Cina da quando è entrata nel WTO?


Questi dati, di là di ogni chiacchiera, dimostrano a chi è convenuto l’euro. Con ciò non si vuol dire che la caduta del saldo import/export italiano non vada vista anche alla luce di altri fattori e considerazioni, ma il grafico che segue, nel quale sono inclusi anche Spagna e Francia, evince inequivocabilmente come la delocalizzazione delle industrie e dei capitali più massiccia avviene nei tre paesi in relazione con l’introduzione dell’euro e con l’entrata nel WTO della Cina:

Chissà se questi grafici e tabelle sono presenti nella mente dei grandi “tecnici” che governano a Roma e Francoforte e quanto essi siano coscienti di lavorare per il Re di Prussia e l'Imperatore della Cina. Al di là delle battute, sempre facili in questi casi, c'è da evincere una sola cosa essenziale: un pugno di tecnocrati al servizio delle grandi multinazionali hanno cambiato la geografia e l'economia del mondo in un tempo brevissimo con conseguenze che non potevano ignorare.

9 commenti:

  1. In base a questi stessi dati
    il Movimemento popolare di liberazione

    (che sabato e domenica si riunirà
    per un'assemblea nazionale visibile in streaming http://sollevazione.blogspot.com/ )

    propone l'uscita dall'euro e una serie di obiettivi
    in una prospettiva di sovranità popolare e socialismo.

    ( http://sollevazione.blogspot.com/2011/12/movimento-popolare-di-liberazione.html ).

    Volevo già segnalarteli in passato ma non so se
    già li conosci e cosa ne pensi. Mi sono deciso adesso perchè ho visto la convergenza di questa tua analisi con alcune loro tesi presentate in:

    "Assemblea di Chianciano Terme. Ottobre 2011. Gli interventi videoregistrati"

    Ciao, gianni

    RispondiElimina
  2. Perdona ma anche questo mi pare
    un segnale interessante,
    seppur socialdemocratico:

    MODERAZIONE SALARIALE… NEIN DANKE!
    http://www.comedonchisciotte.org/site//modules.php?name=News&file=article&sid=9998

    Arriciao, gianni

    RispondiElimina
  3. Ciao Olympe

    Ecco, queste sono le analisi che mi piace leggere. Mi piacerebbe leggerti anche sulle soluzioni, però! Svalutare (vedi l'andamento '93-2000) conviene ESCLUSIVAMENTE come misura tampone, insomma, per il medio periodo: EFFETTO SPIAZZAMENTO!

    Dopo però, è la politica fiscale che dovrebbe risanare i conti per il lungo periodo: cercare e trovare le cause della bassa competitività; nel tuo esempio parli bene, abbiamo un deficit energetico. La soluzione è immediata: un piano industriale per l'energia, in primis; dal risparmio alle energie alternative.

    L'Italia, tutto sommato, è un paese altamente competitivo. Vedi il link che ti ho inviato. Quando si parla di concorrenza di India e Cina, ma anche della concorrenza in generale, bisogna ricordare sempre che, la concorrenza tra perfetti sostituti esiste quasi esclusivamente per le materie prime, tutto il resto del mercato funziona per CONCORRENZA MONOPOLISTICA.

    Adesso che non si può svalutare (conviene considerare l'Italia in un regime di cambi fissi), la soluzione immediata è quella più ovvia: limitare con incentivi/disincentivi fiscali l'import; parlo di usare l'IVA, le accise, la patrimoniale, le imposte indirette come LEVA.

    In parte Monti l'ha già fatto, ma ha fatto poco e non in modo equo. Le sue misure non produrranno l'effetto desiderato e lui lo sa. Spera che le misure ulteriori (liberalizzazioni) possano ripristinare la crescita e così, snobbare il problema. Tanto a lui che caxxo gliene frega, tra un po' se ne va.

    Comunque, anche se la crescita ripartisse, l'effetto delle liberalizzazioni sarà breve. Sappiamo già la normale tendenza del mercato libero, il monopolio. Per questo ci sono le autorità di garanzia: RIVOLUZIONE LIBERALE. E' solo che in Italia non funzionano. Vi sarà comunque un altro effetto spiazzamento delle misure nel medio periodo.

    Sappiamo anche che la RL funziona meglio del liberismo, ma necessità comunque un minimo di crescita economica. E se questa non arriva? Si ritorna al punto di partenza, la crisi. Solo che avendo liberalizzato/privatizzato tutto, con un debito elevatissimo, non resterà che scegliere, se chiudersi e proteggersi, o aprirsi cambiando sistema.

    Conoscendo gli italiani...

    saluti

    RispondiElimina
  4. e c'è chi dice che l'euro ha scongiurato un europa in guerra ...
    quando l'opinione pubblica nei piigs si renderà conto della truffa , e si incazzeranno giustamente come iene , come biasimare un ritorno al polulismo nazionalista e a forti tensioni intra europei ?
    l'euro è stata un vera truffa ai danni dei paesi "periferici" , ma da quello che mi pare di capire , i paesi "centrali" hanno mal calcolato le conseguenze devastanti di un'uscita dall'euro alla "si salvichipuò" , e la non adesione di GB è un chiaro segnale .
    questi farabutti hanno giocato col fuoco , e l'europa brucerà nuovamente .
    per favore smentitemi

    RispondiElimina
  5. una domanda banale : quello che sta succedendo in europa è simile al default argentina ? se non ricordo male anche l'argentina aveva avuto la straordinaria idea di "unificare" (passatemi il termine) la propria moneta , il peso , con il dollaro stabilendo la convertibilità 1:1
    se non ho capito male gli states hanno fatto la parte della germania e l'argentina quella della grecia (piigs?)
    è così ? e se sì , i prossimi saremo noi se non usciamo dall'euro ?

    RispondiElimina
  6. Ma la bilancia dei pagamenti è ovvio che sarebbe andata giù con l'euro. Con una moneta forte ci è convenuto spendere piuttosto che vendere. Magari la cosa che non si evidenzia qui è che a fronte di una spesa, qualche cosa in termini di beni o servizi entra in Italia.

    Qundi la questione è forse più complessa, cioè che si è voluto cambiare paradigma dal 2001. Cmq, la conclusione è condivisibile, cioè che l'euro e il WTO (molti ne parlano, pochi sanno come funziona)hanno favorito la grandi multinazionali. Sia chiaro NO LA GERMANIA. Questo è un tipico abbaglio nazionalista. No la Germania, ma le grandi multinazionali che sono PIU' presenti nella Rhur che in Italia.

    RispondiElimina
  7. Io ragionerei su qualcosa di ancora più rivoluzionario che la semplice uscita dall'euro che piace alla lega e a tanta destra europea: democraticizzare l'europa! L'euro funziona così perchè non esiste un governo europeo con un ministero delle finanze che possa svalutare (per esempio), stampare e sopratutto fare una politica fiscale. Forse ci si arriverà, ma lo imporranno dall'alto rendendo questa europa ancora meno democratica di quanto non lo sia già.
    Stracciare i trattati che impediscono alla banca centrale di prestare soldi agli stati (assurdo), ma li presta a solo l'1% a banche private che poi li rigirano agli stati o anche alle famiglie a prezzi da usura!!!
    La crisi è europea, e allora perchè non si uniscono i popoli per combattere finanza globale, multinazionali e WTO????

    RispondiElimina
  8. Ciao, nel terzo grafico "percent change" a cosa si riferisce? Scusa l'ignoranza.
    Alessio

    RispondiElimina
  9. se non ho capito male è la percentuale di variazione annua rispetto all'anno PRECEDENTE, credo in termini di cambio. francamente quella colonna non è chiara nemmeno a me e questa mattina non ho tempo. scusa. vedo di risponderti più tardi

    RispondiElimina