venerdì 2 marzo 2012

Il comunista e il cane

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«Lo schiavo romano era legato al suo proprietario da catene;
l’operaio salariato lo è al suo da invisibili fili.
L’apparenza della sua autonomia
è mantenuta dal continuo mutare dei padroni individuali
e dalla fictio juris del contratto».

Si è detto che forse nel breve periodo non ci si potrà più definire comunisti; se non è possibile nel breve non sarà possibile nemmeno dopo. Un’ideale del genere non può soggiacere alla volubilità degli umori o delle circostanze storiche. In queste cose non ci si può permettere di essere agnostici o attendisti.

Parto come sempre da una domandina facile: cos’è il comunismo? Il comunismo è l’idea di una società laddove gli uomini non siano più in condizione di essere di fatto gli schiavi di altri uomini, di non essere merce in vendita e vite a perdere. La socializzazione della grande proprietà, dei mezzi di produzione, è solo una precondizione di una società di uguali, non la soluzione del problema.

Edison accese la prima lampadina, dicono i suoi biografi, dopo duemila tentativi. La sua riflessione fu questa: Io non ho fallito duemila volte nel fare una lampadina; semplicemente ho trovato millenovecento-novantanove modi su come non va fatta una lampadina”.

Le esperienze sociali del Novecento hanno dimostrato alcune cose positive e altre di negative. Spetta alle generazioni future fare tesoro dei successi e soprattutto degli errori. Un ideale come quello di realizzare una società senza classi è una sfida che non ha paragoni nella storia, una gigantesca rivoluzione di tutti gli aspetti della vita, a cominciare da una nuova concezione del nostro rapporto con la natura, e non può essere perciò una teoria semplicemente da applicare, una ricetta con gli ingredienti e i tempi di cottura predefiniti.

Che una cosa del genere riuscisse già al primo colpo era impossibile, anche perché si tratta di un processo storico che non potrà essere breve. Chiaro che i padroni vi si oppongano con ogni mezzo, in primo luogo con la propaganda. Lo scopo fondamentale è quello di rendere lo schiavo arrendevole al fatto compiuto, convincerlo che il comunismo, la liberazione dell’uomo dalla schiavitù, è una chimera “da che mondo è mondo”. Insomma, la schiavitù, la sottomissione, rientrerebbe nell’ordine naturale delle cose. Allo schiavo remissivo non resta che farsene una ragione, magari nell’illusione che anche lui o qualcuno della sua schiatta un giorno possa diventare un padroncino.

In fin dei conti, osserva il salariato, cosa ci manca? Il padrone è benevolo con noi, potrebbe andarci peggio. Ogni tanto ci fanno persino votare, dandoci l’illusione di scegliere da chi vogliamo essere governati. Non ci conviene cambiare padrone. Scrive Marx: “Man mano che la produzione capitalistica procede, si sviluppa una classe operaia che per educazione, tradizione, abitudine, riconosce come leggi naturali ovvie le esigenze di quel modo di produzione”. Ecco, lo schiavo ha sempre in testa che ci debba essere un padrone, che al massimo possa scegliere tra l’uno o l’altro. E, in effetti, da quando è nato, da quando “mondo è mondo” è sempre andata così. Anche i cani la pensano allo stesso modo. Adorabili bestiole.

9 commenti:

  1. Post bellissimo. Talvolta penso che lei mi legga nel pensiero :)

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  2. Completamente d'accordo con questa analisi.

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  3. Già! Ultimamente mi intriga il pensiero degli anarchici... e se avessero ragione Loro?
    Buona Serata

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  4. Una società senza classi; la liberazione dell'uomo dalla schiavitu' del lavoro salariato; una sfida che non ha paragoni nella storia; un ideale che non puo' soggiacere agli umori e alle circostanze storiche; una nuova concezione del nostro rapporto con la natura; senza tempi predefiniti ma senza attendismi. Affascinante. Meraviglioso. Ma temo che per molti sia un po' troppo fantastico. Per quelli che, per innumerevoli motivi, non hanno fatto della loro vita una esistenza votata alla lotta politica e sociale. Per quelli che non hanno nessuna intenzione di sacrificare il loro bene supremo, o quello dei loro figli, all'ideale rivoluzionario ancorchè degno e nobile. Per quelli che si accontentano, forse da cani ma sicuramente da uomini, di tentare di migliorare la propria condizione e quella dei propri simili, con azioni modeste ma tangibili. Consapevoli della propria mediocrità ma, forse anche per questo, meritevoli di considerazione. La paura del dolore, e la Rivoluzione è dolore, non può essere una colpa.
    Conscrit

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  5. la lotta politica e sociale non richiede di sacrificare il loro bene supremo, o quello dei loro figli, all'ideale rivoluzionario, ma neanche di essere supini e remissivi

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  6. Vendola,G.Koalition e' morte democrazia
    Contento che Bersani abbia subito chiuso giochino di societa'

    (ANSA) - ROMA, 2 MAR - ''Sono contento che Bersani abbia subito chiuso questo giochino di societa'. Se tutti si mettono insieme la politica diventa una palude''. Lo ha detto il leader di Sel, Nichi Vendola, rispondendo a Palermo ai giornalisti sull'ipotesi di una grande alleanza tra i partiti dopo il governo Monti. Per Vendola ''e' la morte della politica e della democrazia''.

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    Già, già, in questo modo, se ne sarebbero accorti anche i polli, che sono tutti al servizio del...Capitale vero Vendola?, e che la topologia politica,...è morta. E da un bel pezzo.

    Saluti

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  7. La prima parte del tuo discorso la condivido, è il seguito che mi lascia un po’ perplesso.

    “Parto come sempre da una domandina facile: cos’è il comunismo? Il comunismo è l’idea di una società laddove gli uomini non siano più in condizione di essere di fatto gli schiavi di altri uomini, di non essere merce in vendita e vite a perdere. La socializzazione della grande proprietà, dei mezzi di produzione, è solo una precondizione di una società di uguali, non la soluzione del problema.”

    Sembra che ognuno di noi abbia una sua concezione sul comunismo. Eppure è molto semplice, basta ragionarci un attimo.

    “Le esperienze sociali del Novecento hanno dimostrato alcune cose positive e altre di negative. Spetta alle generazioni future fare tesoro dei successi e soprattutto degli errori.”

    Questo vuol dire che la “dittatura del proletariato” non era il metodo giusto? Allora perché ancora oggi alcuni comunisti si definiscono marxisti?

    Avevo già scritto in merito, anche troppo, ma sembra che “nessuno” abbia voglia di ragionarci sopra seriamente. Non si possono dare definizioni inseguendo i sentimenti, il che significa che non si può neanche ragionare con i sentimenti. Ne esce che, non si può convivere basandosi sui sentimenti.

    Come fanno gli animali? Gli animali sono sprovvisti di ragione, è l’istinto innato a guidarli. Ne deriva la legge del più forte: il capobranco, chi abbatte per primo la preda, il giovane sul vecchio, il maschio sulla femmina.

    Vogliamo essere così?

    E’ la ragione che delinea la nostra esistenza, e quindi, la convivenza civile, altrimenti, convivenza animale e la legge del più forte (generando classi sociali). Da questo ragionamento si intuisce subito dove sia la chiave per “Un ideale come quello di realizzare una società senza classi”.

    Avevo già parlato della ragione, della scienza e del fare la cosa giusta, come anche lottare per la cosa giusta.

    Storicamente e generalmente: Chiamiamo comunismo la lotta per la giustizia sociale. Al momento e fintanto che la scienza non scoprirà nuove formule più giuste del socialismo: chiamiamo comunismo la lotta per il socialismo scientifico.

    In altri termini: Vivere in comune in assenza di classi sociali pone il problema della giustezza delle classi in sé. Ma, questo è un altro post.

    Saluti comunisti (forse, chi lo sa)

    Ps: Devi scusarmi ma, io senza il sillogismo, non ce la faccio proprio.

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  8. vedi tony, io non ho parlato di dittatura del proletariato, ma di cose positive e negative

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