sabato 10 marzo 2012

Nuova normativa sul mercato degli schiavi in Spagna


Nei giorni scorsi, in Spagna, su impulso dalla ministra del Lavoro, Fátima Báñez, è stata approvata la riforma del Estatuto de los Trabajadores e altre modificazioni della legislazione sul lavoro. La nuova normativa è stata giudicata dal ministro dell’Economia, Luis de Guindos, come “extremadamente agresiva”. Essa dovrebbe interessarci da vicino, poiché illustra quale sarà l’esito finale della riforma della legislazione sul lavoro anche nel nostro paese.

Gli aspetti più “qualificanti” della riforma sono in sintesi questi: possibilità da parte dei padroni di licenziare senza giusta causa e di ridurre il salario a piacimento, quindi messa in mora dei contratti collettivi anche per i più fantasiosi motivi aziendali. Il provvedimento legislativo, ha spiegato il presidente del Governo, Mariano Rajoy, avrebbe l'obiettivo di rendere meno oneroso per le imprese licenziare e di ridurre il tasso di disoccupazione arrivato al 23 per cento. Naturalmente si tratta di una contraddizione in termini, ma nell’epoca in cui la logica è stata distrutta scientificamente, tale delirio passa inosservato.

Si è resa da un lato sicuramente più facile la possibilità di licenziare i dipendenti e dall’altro meno onerosa e “irragionevole”, passando da un’indennità pari a 45 giorni di lavoro per ogni anno lavorato, per un massimo di 42 mesi, a soli 33 giorni per non più di 24 mesi (*). Sono fatti salvi i diritti acquisiti, cioè gli anni di anzianità maturati fino all’entrata in vigore della legge (**). In tal modo in futuro il dipendente perderà, all’atto del licenziamento e rispetto a prima, 216 giorni d’indennità, ossia oltre 7 mensilità. In ogni caso, anche se il dipendente ricorre giudizialmente contro il licenziamento, il periodo che intercorre con la pronuncia del giudice non sarà retribuito poiché, si sostiene, il lavoratore licenziato può ricorrere alle indennità di disoccupazione (che ha una durata limitata).

L’azienda potrà disporre (art. 11) la “mobilità geografica” del lavoratore, cioè il suo trasferimento in qualsiasi altra località dove abbiano sede impianti della società. Se il lavoratore, entro 30 giorni dalla notifica del trasferimento, rifiuta il provvedimento, gli verrà riconosciuta una indennità pari a 20 giorni (massimo per 12 mesi) di salario per ogni anno lavorativo. All'azienda poi basterà dichiarare di avere registrato perdite o anche solo diminuzione delle entrate per tre trimestri consecutivi per poter licenziare per "causa oggettiva", quindi senza che scattino totalmente gli effetti risarcitori di cui sopra, ma soprattutto consente il licenziamento collettivo senza che vi sia la possibilità di impugnarlo davanti ai giudici amministrativi poiché tale iniziativa sarebbe “contraria a la celeridad que es especialmente necesaria cuando se trata de acometer reestructuraciones empresariales” (parte V del preambolo). Sempre per motivo economici, o per fatti tecnici o organizzativi (art. 12), le aziende potranno non tener conto dei contratti collettivi e definire nuovi salari, nuovi orari e turni di lavoro, intensità del lavoro e mansioni dei dipendenti. Insomma, il Far west: qualche euro bucato in cambio dei diritti più elementari.

Il provvedimento, pubblicato l’11 febbraio scorso nel Boletín oficial del Estado, non costituisce solo un combinato normativo della materia, ma un vero e proprio manifesto ideologico del neoliberismo e delle ragioni del capitale di fare ciò che vuole, in nome del profitto (alias competitività), della merce forza-lavoro e quindi di chi è costretto a venderla. Non è assolutamente vero che esso punti a incrementare l’occupazione, anzi, in tal modo i padroni possono licenziare con poca spesa i salariati che considerano in “esubero”, quindi intensificando lo sfruttamento. L’aumento della disoccupazione e il taglio dei salari comporterà quindi una riduzione dei consumi interni favorendo gli investimenti per l’esportazione (***).

(*) La tradicional indemnización por despido improcedente, de 45 días de salario por año de servicio con un máximo de  42  mensualidades, constituye un elemento que acentúa demasiado la brecha existente entre el coste de la extinción del contrato temporal y el indefinido, además de ser un elemento distorsionador para la competitividad de las empresas, especialmente para la más pequeñas en un momento como el actual de dificultad de acceso a fuentes de financiación.Por ello, el presente real decreto-ley generaliza para todos los despidos improcedentes la indemnización de 33 días con un tope de 24 mensualidades que se ha venido previendo para los despidos objetivos improcedentes de trabajadores con contrato de fomento de la contratación indefinida.

(**) Para el caso de los contratos celebrados con anterioridad a dicha fecha, la indemnización se seguirá calculando de acuerdo con las reglas anteriormente vigentes, si bien tan sólo con respecto al tiempo de servicios prestados antes de la entrada en vigor de esta norma. Para el tiempo de servicios restante, se tendrán en cuenta la nueva cuantía de 33 días por año de servicio.
(***) […] la popolazione operaia produce in misura crescente, mediante l’accumulazione del capitale da essa stessa prodotta, i mezzi per render se stessa relativamente eccedente.
È questa una legge della popolazione peculiare del modo di produzione capitalistico, come di fatto ogni modo di produzione storico particolare ha le proprie leggi della popolazione particolari, storicamente valide. Una legge astratta della popolazione esiste soltanto per le piante e per gli animali nella misura in cui l’uomo non interviene portandovi la storia.
Ma se una sovrappopolazione operaia è il prodotto necessario dell’accumulazione ossia dello sviluppo della ricchezza su base capitalistica, questa sovrappopolazione diventa, viceversa, la leva dell’accumulazione capitalistica e addirittura una delle condizioni d’esistenza del modo di produzione capitalistico. Essa costituisce un esercito industriale di riserva disponibile che appartiene al capitale in maniera così completa come se quest’ultimo l’avesse allevato a sue proprie spese, e crea per i mutevoli bisogni di valorizzazione di esso il materiale umano sfruttabile sempre pronto, indipendentemente dai limiti del reale aumento della popolazione (K. Marx, Il Capitale, Critica dell’economia politica, Libro Primo, cap. 23, La legge generale dell’accumulazione capitalistica, para. 3., Produzione progressiva di una sovrappopolazione relativa ossia di un esercito industriale di riserva).

3 commenti:

  1. Un post molto interessante, compresa l'opportuna nota sul passo del "Capitale" di Marx.
    Tra l'altro, ci interessiamo troppo poco di quel che succede attorno a noi, persino presso i "vicini" d'Europa come la Spagna.
    Purtroppo queste notizie non annunciano niente di buono. In qualche modo, la strategia di espansione di questa ondata di capitalismo "liberista" era stata già descritta in testi come "Shock Economy" di Naomi Klein; forse qualcuno pensava che non avrebbe mai potuto investire l'Europa e che certi processi riguardassero solo il cosiddetto "Terzo Mondo".
    Ora i fatti smentiscono certi "ottimismi".

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  2. Manca soltanto dire che per essempio, non andare al lavoro per causa giustificata 9 giorni in due messi, sarebbe anche motivo di licenziamento procedende, cioè, con una indennità pari a 20 giorni (massimo per 12 mesi) di salario per ogni anno lavorativo...
    Con questa Riforma hanno anche distrutto tante misure che esistevano per conciliare la vita lavorativa con quella famigliare, per le donne è un vero problema.
    Poi hanno anche creato un nuovo tipo di contrato (non so se si dice così in italiano) che aumenta la durata del "periodo di prova" a un anno. Quel significa che durante tutto il primo anno ti possono licenziare senza alcuna indennità, e che puoi avere questo tipo di contrato anno dopo anno con l'unica condizione di cambiare la tua "funzione" dentro della dita...
    Hanno anche imposto agli dissoccupati la "possibilità" di fare lavori "volontari" per la communità...
    E così via...
    A me mi viene da piangere quando vedo tutti i miei diritti distrutti...
    La CEOE, il gruppo che rappresenta agli imprenditori e mercati, ha chiesto al governo anche di modificare il diritto di scioppero, e di cambiare lo stipendio per i dissoccupati.

    Grazie comunque da questo post, perchè magari lottando insieme si può fare qualcosa. :)

    P.S.Scusate per il mio italiano ;)

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  3. grazie per il contributo cara Natalia. Ciò che emerge dalle tue parole è che nel concreto, come sempre capita, la situazione è ben peggiore di ciò che prefigura la legge.

    il tuo italiano è eccellente, potessi scrivere io in qualunque lingua straniera così bene!

    hasta

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