domenica 6 maggio 2012

L'arma segreta di Scalfari: l'augurio


Scrive Giampaolo Pansa che Eugenio Scalfari, già fascista, dopo i torbidi dell’8 settembre si ritirò a meditare in una sua tenuta calabrese, forse in attesa – penso – delle armi segrete hitleriane o più probabilmente per studiare un suo nuovo ruolo per il dopoguerra. Altri uomini, con meno previdenza e fortuna di lui, stavano combattendo e morivano per quegli stessi ideali che poi il dottor Scalfari avrebbe afferrato, a bocce ferme, e con l’imperioso ditino alzato avrebbe detto che sono sempre stati i suoi.

In questi anni e mesi che preludono un altro scossone epocale, Eugenio Scalfari non manca di farci sapere, ogni settimana, cosa sta succedendo e cosa sarebbe meglio per noi, che è poi la migliore soluzione per la classe sociale, la borghesia, di cui egli si pregia di farsi portavoce. Del resto è un uomo che non ha mai saputo stimare opinioni diverse dalle sue. Anche l’editoriale bizantino di questa domenica, almeno idealmente, è stato scritto da quella sua stessa tenuta calabrese del 1943, con la stessa buona carta e medesimo inchiostro.

Che Scalfari sappia esattamente di cosa parla è assai dubbio quando scrive: “gli esodati per i quali il governo sta provvedendo alle necessarie tutele”. Egli scrive poi degli “arrabbiati” come uno che non ha mai conosciuto l’incertezza e il bisogno vero, perciò può permettersi su qualunque aspetto delle cose di essere sprezzantemente insincero. Per il resto si tratta di un lungo, inesausto, passionale e senile panegirico di un morente su ciò che dovrebbe essere e fare un regime mummificato:

«Mi auguro che tra poco sapremo della vittoria di Hollande.

Mi auguro che i nostri partiti compiano al più presto una radicale riforma del loro modo di finanziare le proprie attività politiche. Mi auguro che cambino in modo serio la legge elettorale sulla base d'una proporzionalità governabile.

Mi auguro che Monti affianchi le proposte di Hollande [evidentemente già dato per vincente], non per isolare la Germania, ma per portarla finalmente [!!!!!] alla guida di un'Europa che affronti con coerenza e tenacia il tema della crescita con lo stesso rigore pignolo con il quale ha affrontato il tema del risanamento finanziario. Mi auguro che Draghi prosegua nella sua politica di attiva liquidità e spinga le banche europee a rimettere in moto il finanziamento degli investimenti privati.

Mi auguro che la lotta all'evasione sia proseguita con tenacia e senza inutili folclorismi. Mi auguro che la Rai sia governata da persone che la liberino dalle consorterie e la restituiscano ad una funzione di grande agenzia giornalistica e culturale.

Mi auguro che il governo tenga ferma la barra del rigore ma inauguri con altrettanta fermezza la politica di sviluppo non aspettando il 2014 ma subito, attaccando le diseguaglianze, tagliando coraggiosamente le spese inutili, aumentando gli investimenti pubblici e alleggerendo le imposte sul ceto medio per ridargli fiducia e speranza.

Mi auguro infine che i giornali e le televisioni riferiscano le notizie e ne spieghino il significato senza trasformare il giornalismo in un "burlesque" demagogico e spesso osceno».

Evidentemente in quest’ultimo augurio non c’è alcun riferimento a Repubblica.

1 commento:

  1. Ci sono tanti auguri di restaurare un veicolo che non potrà fare altro che guastarsi nuovamente; il telaio si rompe poiché è impraticabile con certi mezzi un terreno che richiederebbe nuove visioni sociali d'approccio.
    Ma intanto continueremo ad augurarci di dare testate nel muro, dopo averlo sbeccato e rimesso a nuovo.

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