sabato 19 maggio 2012

Quello che resta



La storia non trova alunni, diceva qualcuno. E l’aver ignorato gli ammonimenti della storia recente ci sta riportando, dopo qualche decennio di facili entusiasmi, a dover fare i conti con vecchi nodi irrisolti. E che si tratti sostanzialmente degli stessi problemi della prima metà del Novecento mi pare evidente. Così evidente che la cosa viene semplicemente ignorata.

Si sta diffondendo la consapevolezza che qualcosa di grosso sta per succedere, ma non si sa bene che cosa.  Per esempio: se nei prossimi anni salta l’euro, salari e pensioni non avranno più valore e, con la crisi di lavoro che c’è, il risultato politico è più che certo. Chi sogna l’Argentina non sa cosa sia realmente successo in quel paese. E quell’esperienza, del resto, non è sovrapponibile all’Europa per molti motivi. Se invece resiste l’euro, saremmo strozzati.

Non possiamo prescindere dalla Germania ed essa non può fare a meno dell’Europa e senza l'euro le sue Audi e Mercedes costerebbero almeno il doppio. Una soluzione si troverà ma non è in vista per molte ragioni. La più grossa è che a decidere non è la politica, non sono gli Stati. In Francia, tanto per fare un esempio, alle ultime elezioni presidenziali non si è scelto semplicemente un candidato di “sinistra” invece che uno di “destra”. Quando il direttore della propria campagna elettorale si chiama Pierre Moscovici, vicepresidente del Cercle de l’industrie, una lobby che riunisce i dirigenti dei principali gruppi industriali francesi, di che scelta si tratta?

Chi prende le decisioni che contano non sono le marionette che si riuniscono nei vertici internazionali. Nel caso di Mario Monti si tratta poi solo di un esattore delle tasse nominato con il consenso di Francoforte e Berlino. Dal canto suo la Merkel fa quello che gli dice la finanza e l’industria tedesca in grado di condizionare attraverso il controllo dei media il subpensiero delle birrerie. Se solo circa lo 0,2% della popolazione mondiale controlla la metà dell’intera capitalizzazione di borsa del pianeta, come scrive Le Monde diplomatique, non è un mistero chi comanda. Di questi poche migliaia controllano i pacchetti di maggioranza delle più grandi banche e corporation. Si tratta di quei pochi che con il ricatto del debito pubblico e le relative speculazioni si stanno comprando il mondo. Anzi, quello che resta.

1 commento:

  1. Bentornato Olympe!...a quando uno straccio di proposta/soluzione, anche parziale e contingente alla situazione presente, per uscire da questo pantano?

    Saluti

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