giovedì 2 agosto 2012

Il diritto e il rovescio

Un tempo m’interessai dei processi di Mosca. Non ne ricordo più i dettagli, ma in generale rammento bene il metodo dei procedimenti, che per brevità possiamo definire “stalinisti”.

È lo stesso metodo – a mio parere – usato nel caso Lusi (non solo nel suo). Ho già detto e ripetuto: Lusi è un mascalzone. La questione – non essendo io garantista a giorni alteri – è però un’altra. Lusi non poteva reiterare i reati, non essendo più l’amministratore del partito. È cosa nota e lo rileva la cassazione, nel rimettere gli atti al tribunale del riesame. Che vi fosse pericolo di fuga, neanche a parlarne. Sua moglie era già agli arresti domiciliari e lui era lì, in senato ad attendere la decisione e con la valigia pronta. Di più: Lusi si era dichiarato reo.

Perché allora insistere nella richiesta della sua carcerazione dopo che Lusi si era dichiarato reo confesso e dopo che la documentazione amministrativa e le altre risultanze erano agli atti e la possibilità di fuga palesemente insussistente?

Lusi disse alla stampa che ad attingere a quei fondi non era stato il solo e che aveva ricevuto istruzioni da altri. Cosa peraltro plausibile, viste le responsabilità di controllo dei fondi in capo ai dirigenti di partito. Ma ammettiamo che si tratti di calunnie, un tentativo d’inquinamento delle prove. 

Veniamo a quanto afferma la cassazione nelle indiscrezioni fatte filtrare: il "depistaggio giornalistico [sarebbe stato] posto in essere dal Lusi per il tramite del mezzo mediatico e concretatosi, tra l'altro, nel sostenere di avere eseguito ordini altrui, senza indicare quali fossero le persone che gli davano gli ordini di saccheggiare le casse del partito".

Se ciò fosse vero erano bastevoli le misure alternative, la richiesta di arresti domiciliari, ove è preclusa la possibilità di comunicare con alcuno.

L’aver chiamato in correità altri suoi compagni di partito, può essere una calunnia, oppure no. Stava al processo, nel corso del dibattimento, stabilire se Lusi fosse anche un calunniatore oltre che un ladro. Ma ben prima del processo è stata emessa la sentenza: Lusi è un calunniatore di gente specchiata e onesta (sappiamo che il parlamento ne è pieno), perciò merita il carcere preventivo.

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