martedì 7 agosto 2012

La contesa cino - giapponese

Mentre a Londra si celebra il mito delle olimpiadi, la situazione in Asia e nel Pacifico è tutt’altro che tranquilla. La Cina, con quasi un miliardo e mezzo di abitanti e decenni di arretratezza da colmare, è affamata di risorse. Per tale motivo diventerà una potenza sempre più competitiva e perciò più aggressiva, cercando di espandere la sfera delle sue attività economiche e quindi la sua presenza marittima nell’area, intensificando le proprie operazioni di “sorveglianza”. Il bilancio militare della Cina negli ultimi cinque anni è quasi raddoppiato fino a raggiungere i 102 miliardi di dollari.

Un segno a conferma delle crescenti tensioni nell’area, è dato dalla relazione annuale della Difesa giapponese resa nota la scorsa settimana. Il primo ministro Yoshihiko Noda userà il report per cercare di giustificare l'allineamento ancor più stretto del Giappone con l'amministrazione Obama. Noda segue la linea tracciata dal suo predecessore Nanto Kan, il quale aveva spostato la politica strategica del Giappone più saldamente alle spalle di Washington dopo il tentativo di Yukio Hatoyama favorevole a una politica estera meno dipendente dagli Stati Uniti e volta a migliorare le relazioni con la Cina.

Il libro bianco della Difesa giapponese, pubblicato la prima volta nel 2008, ha sempre espresso "preoccupazione" per l’atteggiamento militare della Cina, mettendo in luce, come detto in premessa, le preoccupazioni per i "piani di espansione delle sue attività marittime" nel Pacifico e Mar Cinese Meridionale. La Cina, dal canto suo, replica che le sue attività navali sono in gran parte la risposta alle azioni provocatorie degli Stati Uniti e dei suoi alleati, incluse le esercitazioni comuni, in acque che sono strategicamente sensibili per Pechino (lo scorso dicembre tali esercitazioni congiunte hanno raggiunto una scala senza precedenti).

E che il Giappone, gigante economico e tradizionale avversario cinese non starà a guardare (stabilendo anche più stretti legami con le Filippine, il Vietnam e altre nazioni dell’area) è dimostrato dal fatto che sta espandendo la propria flotta sottomarina e il governo guidato da Noda ha anche ordinato i caccia F-35 Stealth per rafforzare la forza aerea giapponese. L'anno scorso, il Giappone ha stabilito la sua prima base militare all’estero dalla fine della seconda guerra mondiale, a Gibuti, con il pretesto di contrastare la pirateria nel Golfo di Aden.

Il nuovo ministro della Difesa, Satoshi Morimoto, la scorsa settimana si è incontrato con il segretario alla Difesa statunitense Leon Panetta a Washington per discutere il previsto insediamento di aerei MV-22 Osprey a decollo verticale a Okinawa, nonostante la diffusa opposizione locale alle basi militari americane. Okinawa resta una base fondamentale per le forze statunitensi e giapponesi, in caso di conflitto con la Cina.

Noda ha anche dichiarato che il suo governo potrebbe acquistare le isole Senkaku dal suo proprietario, un privato giapponese, mossa che ha indotto una risposta piccatissima da parte di Pechino con l’intensificazione del pattugliamento marittimo e l’aumento delle tensioni tra i due paesi.

La cosiddetta clausola pacifista della Costituzione giapponese vieta espressamente alle proprie forze armate, note come Self-Defence Forces (SDF), di condurre operazioni offensive, di sviluppare armi offensive come portaerei o di dislocare sue forze all'estero (salvo poi, con la scusa della guerra al “terrore”, di inviare proprie forze in Iraq e in Afghanistan). Il Giappone spende attualmente meno dell'1 per cento del suo PIL per la Difesa, ma si tratta di una spesa che potrebbe essere incrementata rapidamente. Inoltre, un paese industriale come il Giappone può rapidamente espandere e armare il suo esercito con armi avanzate in breve tempo. La sua industria automobilistica, per esempio, potrebbe produrre 10.000 carri armati all'anno.

Che gli Stati Uniti stiano mettendo i paesi dell’area gli uni contro gli altri può essere vero. Che il Giappone giochi qualsiasi pretesto per creare tensioni e implicare nella contesa gli Usa è un fatto. Il Giappone vanta anche un aspro contenzioso con la Corea meridionale per via delle isole Takeshima-Dokdo, nonché con la Russia, sempre per questioni territoriali (isole Curilii). Insomma, se è vero che la Cina cerca di difendere i propri interessi e anzi di espandere la propria area d’influenza, è altrettanto vero che si trova a fare i conti con avversari altrettanto determinati a contrastarla.

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1 commento:

  1. http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/topnews/2012/08/10/Noda-azione-Lee-inaccettabile_7325678.html

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