lunedì 1 ottobre 2012

Tecnici vecchi e nuovi




Nel 1922 in parlamento i fascisti avevano solo 35 deputati eletti nelle liste liberali (blocchi nazionali), cioè contavano zero. Se guardiamo a quel frangente storico con il cannocchiale, possiamo vedere l’on. Mussolini Benito Amilcare scendere dal Frecciarossa, pardon, dal wagon-lits e salire al Quirinale per ricevere l’incarico di formare il primo governo “tecnico”. Mutatis mutandis, come dicono quelli che masticano latino, e con le dovute proporzioni, Monti Mario è uno dei suoi oramai numerosi successori. La democrazia totalitaria non ha più bisogno dell’orbace e al posto dell’olio di ricino usa altri strumenti di persuasione.

Ma facciamo un passo indietro. È utile ricordare che Nitti sostenne che i gruppi bancari furono la causa della sua caduta: "... la lotta dei gruppi bancari che volevano l'uno contro l'altro il predominio dello Stato che io non volevo dare ad alcuno e che poi finirono per essere entrambi contro di me, turbava la vita dello Stato".

Gli successe Giolitti, la cui azione, pur riscontrando decisi progressi verso il risanamento dei conti pubblici, venne a perdere soprattutto il sostegno cruciale del partito cattolico, guidato dal prete Luigi Sturzo. Infatti, il salasso per le classi più deboli scontentò i partiti di massa senza guadagnare l’appoggio delle destre, come sempre accade in simili frangenti.

C’è anche da sottolineare un altro fatto non secondario, ovvero l’approvazione da parte del governo Giolitti della legge del luglio 1920, che doveva entrare in vigore nel luglio del 1921, sulla nominatività dei titoli e altre misure fiscali. Insomma i titoli del debito pubblico, per fare un esempio, dovevano portare il nome di chi li acquistava. Oltre che dai soliti gruppi industriali e finanziari, la legge era molto temuta dal Vaticano, che aveva in Italia la quasi totalità dei suoi investimenti e possedeva a preferenza titoli al portatore.

Temutissima dal Vaticano, per ovvie ragioni, era anche la norma fiscale sulle trasmissioni ereditarie tra persone non legate da vincoli di sangue (caso emblematico gli ecclesiastici). Secondo Ernesto Rossi fu questo il motivo che «obbligò Giolitti a presentare le dimissioni».  Ma poco prima, il 9 giugno 1921, il suo gabinetto promulgò un decreto contenente norme per la registrazione dei titoli. Con il nuovo governo presieduto da Bonomi, tale norma fu subito sospesama non abrogata. Entrambi i successori di Giolitti, prima di Mussolini, ossia Bonomi e poi Facta, non ebbero la volontà politica di rinunciare o cancellare del tutto le misure giolittiane.

Pertanto, si evince, contrariamente a quanto si crede comunemente, che non furono determinati, per l’incarico di primo ministro a Mussolini, solo la neonata confindustria (finanziatrice del fascismo a suon di decine di milioni, d’allora!) e gli agrari. Nella crisi che succedette alla caduta di Giolitti e fino all’avvento del fascismo, il Vaticano si oppose ad un possibile nuovo governo presieduto da Giolitti, innanzitutto con il veto imposto al Partito popolare di aderirvi. Il costo di questo atteggiamento fu la paralisi parlamentare e, infine, la crisi istituzionale.

Tanto è vero che, dopo la caduta di Facta, al primo governo Mussolini parteciparono tutti, compresi i popolari di Sturzo, ed esclusi i socialisti (Mussolini avrebbe voluto ministro anche un sindacalista socialista, ma gli altri si opposero). Le circostanze fecero il resto.


5 commenti:

  1. Grazie, post illuminante.

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  2. Vent’anni passati a studiare il fascismo sui libri “istituzionali” (scolastici ed universitari) senza nemmeno avvicinarsi lontanamente a comprenderne radici e portata.
    Poi, un giorno, attraverso letture “anarchiche” mi imbatto in una frase di Trotsky: «Il fascismo non è nient'altro che la reazione del capitalismo».
    E luce fu.

    Complimenti come sempre, Olympe.
    Cortesemente, mi saprebbe consigliare libri che approfondiscano questo rapporto simbiotico tra fascismo e grande capitale?
    Nell’eventualità, ringrazio anticipatamente.

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    1. su togliatti si possono avere opinioni diverse, ma era un fine intellettuale. perciò le suggerisco questo libro:

      Sul fascismo, editori laterza

      saluti

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    2. Farò tesoro del suggerimento.
      Rinnovo i ringraziamenti.

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