lunedì 17 dicembre 2012

Don Ciccio Tumeo e la democrazia elettorale



Un lettore, in un commento al post Non con il mio voto, scrive:

«Evidentemente la matematica è diventata un opinione! Se 50 è il 50% di 100, 25 è il 50% di 50. Cosa cambia? Non votare rafforza chi prende più voti! Quindi non votare per ottenere cosa?

Quale risposta a tale stringente obiezione ragionieristica? Anche 12,5 è il 50% di 25 e consideriamo che 6,25 è la metà esatta di 12,5.

Questo modo d’interpretare la realtà politica e sociale ragionando per secche percentuali, mi fa venire in mente l’episodio de Il Gattopardo laddove il buon Ciccio Tumeo racconta, schiumante collera, a don Fabrizio del sopruso subito in un giorno ventoso e coperto e cioè in occasione del plebiscito che doveva decretare con il voto l’unione della Sicilia al regno d’Italia. Il risultato a Donnafugata fu il seguente: iscritti 515; votanti 512; “Sì” 512; “No” zero.

Di cosa si doleva dunque il povero Ciccio Tumeo? Egli, Francesco Tumeo La Manna fu Leonardo, organista della locale Madre Chiesa, grato e non dimentico dei benefici ricevuti nei momenti di grave bisogno dai decaduti monarchi di Napoli, aveva votato contro l’unione della Sicilia al regno d’Italia. Il suo “No”, evidentemente, non aveva riscontro nell’esito dello spoglio elettorale a causa dei brogli commessi dal sindaco, il famoso Sedàra, padre della bella Angelica, anch’essa gonfia di mire segrete e di non limpide ma ancora ingenue ambizioni. Così va il mondo, da sempre.

Enrico Cuccia, per venire ad anni più recenti, a proposito dei pacchetti azionari, soleva dire che le azioni non si contano, ma si pesano. Molto spesso ciò vale anche per il voto elettorale. Che voti il 70 per cento dell’elettorato o solo il 49 per cento, non è la stessa cosa. Si potrà obiettare ancora che negli Usa l’adesione al voto elettorale spesso non va oltre il 50 per cento. È vero, ma l’Italia non è gli Usa, per molti motivi. E poi gli Usa non sono un esempio di paese democratico: non lo sono stati nel ‘700 e nell’800 laddove una parte non piccola della popolazione era in catene; non per gran parte del ‘900 quando gran parte della popolazione era soggetta a leggi razziali; non ora che a decidere su tutto sono al massimo alcune centinaia d’individui.

Del resto, la democrazia è un’ideologia che in una società divisa in classi è solo finzione alimentata da preconcetti ben veicolati dai media. Forse è rinviata ad altre epoche. Ciò che resta è l’indottrinamento, mai oggi fastidiosamente diretto, mai direttamente politico, ma conculcato con metodo subliminare e, come dice bene Luciano Canfora, ininterrottamente con immagini “di facile fruizione intellettuale anche per deficienti”.

7 commenti:

  1. Credo che il commento del lettore sia inoppugnabile nella sua logica matematica.
    Di ragionieristico ci sono solo le imposizioni economiche dell’Europa (di Monti e dei suoi compagni di merenda) nonché dei governi passati e futuri.
    L’obiettivo di togliere ai poveri per dare ai ricchi è sempre stato brillantemente conseguito con il voto o senza il voto e nei secoli dei secoli amen.
    Non votare non rileva granché dal momento che anche una percentuale bassissima di votanti convaliderebbe qualsiasi risultato elettorale.
    Le sporadiche riflessioni su stampa e tv di stato sulla già bassissima percentuale di votanti sono questioni di lana caprina.
    Del tipo dobbiamo essere tutti più buoni e/o dobbiamo impegnarci per fare di nuovo amare la politica ai cittadini.
    Anche il boia vuole essere apprezzato per come taglia bene la testa al condannato a morte. Roba da persone un po’ choosy direbbe la tonta.
    Ai tiranni non gliene frega nulla. A loro fa tanto comodo che vadano a votare in pochissimi. Così ottengono risultati ancora più lusinghieri a loro favore impegnando ancor meno risorse (voto di scambio e comprati). Massimo rendimento con il minimo sforzo.
    Le considerazioni morali, tra topi in cerca di formaggio, sono come ragionare sul sesso degli angeli.
    I lupi affamati ti sbranano lo stesso anche se protesti e dici di avere il mal di testa.
    Trovo che qualsiasi voto contrario all’imperialismo partitico mondiale-europeo-montiano sia una sorta di pernacchia rivolta ai padroni. Votare il neonato movimento arancione o grillo o altro è almeno un buffetto dato a berlusconi bersani vendola casini fini monti ed all’europa.
    Tutto minuscolo. In ogni caso votare o non votare non cambia nulla. Il popolo all’attualità è troppo frammentato, cioè “disorganizzato” e quindi perdente.
    In questo momento bisognerebbe solo andarli a prendere ed appendere a testa in giù.
    Ciao cara

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  2. Inutile o no il mio voto non lo avranno mai più. Come dice Olympe, non sarà con il MIO voto che continueranno a fare quel cazzo che vogliono. E' tutto quello che posso fare, per il momento.
    Questa pseudo democrazia ci ha fottuti peggio della peggiore dittatura. Ci ha tolto il cervello, non solo i coglioni.

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  3. A me sembra semplice, se mi fa schifo l'offerta politica, per i motivi che sappiamo, logico non votare.
    Ah, se lo dici a qualche militante del M5S c'è il rischio rissa, perchè "loro sono il nuovo che pulirà il marciume" e tu sei un coglione se non li voti. Hai capito il "nuovo"? Tra parentesi, un nuovo che dà solidarietà ai nazisti di Casa Pound a Bologna. Bah.
    Saluti,
    Carlo.

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    1. scusa Carlo, com'è sta storia della solidarietà ai nazisti di Casa Pound a Bologna?

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    2. Vedi ad esempio qui --> http://www.pclavoratori.it/files/index.php?c3:o3058;

      oppure qui --> http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/12/11/solidarieta-a-casapound-5-stelle-vota-col-pdl-lira-del-pd-non-sono-delle-vittime/442690/

      A me la solidarietà data a elementi del genere dà fastidio.

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    3. che si tratti di un movimento che presenti non pochi e non lievi aspetti reazionari non è una novità

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