domenica 10 febbraio 2013

Una mostra



Ieri a Padova ho visto la mostra – già a Parigi e poi a Parma nel 2011 – dedicata al pittore barlettano Giuseppe De Nittis. Dovrei dire che la mostra, più che vederla, l'ho “guardata”. Come in Mr. Bean del film L’ultima catastrofe, a me piace “guardare i quadri”; così tanto che conservo migliaia di riproduzioni di dipinti stampate su un supporto speciale oltre che visibili in pixel. I dipinti li osservo anche da molto vicino e peccato che non li possa sfiorare con le dita. Allo stesso modo in cui non guardo palazzi e porticati solo dal punto di vista estetico-architettonico e m’interessa invece sapere come sono fatti e realizzati materialmente. Una colonna di una villa palladiana, anche se può apparire simile a una colonna di un tempio romano, è invece completamente diversa sotto tutti i riguardi di materiali e di tecnica. Questi due aspetti per me hanno un grande rilievo. Per esempio: l’architettura contemporanea è realizzata con materiali talmente scadenti che per fortuna presto di essa non rimarrà traccia. La stessa cosa vale per i dipinti che si assomigliano tecnicamente. In genere il pubblico che frequenta le nostre mostre sconosce completamente proprio i fondamentali della tecnica artistica e dei materiali. È il motivo per il quale può capitarti di assistere a una lezione sulle tecniche pittoriche del Trecento circondato da giapponesi, come m’è successo recentemente a Firenze. Oggi poi basta un cutter o uno scolino da cucina per realizzare un capolavoro su tela, quindi dei furbacchioni a confermarne l’immortalità.

L’occasione di “guardare i quadri”, di andare alla mostra, mi dà l’occasione per un paio di considerazioni molto digressive. Al momento ne do conto solo di una, breve, rinviando quella sulle tecniche di editing dei cataloghi d’arte a un’altra occasione (involgarimento dell’arte fotografica, decadimento della qualità professionale nel settore della grafica, ecc.).

Una persona che – abitando a Roma – volesse vedere la mostra di Padova, avrebbe tempi di viaggio inferiori a una persona che volesse partire, per esempio, da Trento. Orario ferroviario alla mano: tre ore e un quarto di percorrenza contro tre ore e ventitré minuti. Guardando una carta della penisola ci si accorge di uno degli infiniti paradossi nazionali, uno spaccato della nostra realtà. Inoltre, prezzi vigenti alla mano, il viaggiatore da Roma seduto su un frecciargento, pagherebbe di meno il biglietto in rapporto al chilometraggio (29 euro) che non viaggiando in una carrozza maleodorante e con sedili pro-ernia proveniente da Trento (10 euro).

Quanto al povero De Nittis, morto troppo giovane, si tratta di un artista secondo me abbastanza discontinuo nella qualità dei suoi lavori, alcuni sul buon livello di un Telemaco Signorini, tanto per fare un raffronto, tuttavia non lontanissimo anche dai maggiori artisti francesi della sua epoca, nemmeno loro immuni di aver prodotto una quantità considerevole di merda da collezione.

3 commenti:

  1. Questa mostra me l'ero segnata. Ci andrò. Senza farmi mancare ernie e odori.

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  2. Non credi sia una necessità dell'epoca capitalista usare materiali "a breve" scadenza?

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    1. Ella, Egregio Signore, come solito coglie il lato esatto della faccenda ben sapendo di essere abbondantemente in ragione.

      Non solo i materiali, Luca, ma i luoghi e le architetture: sempre più le aree urbane sono suddivise secondo criteri classisti e la costruzione degli alloggi per i plebei segue la razionalità del mercato, cioè del profitto. questa forma di mercato edilizio, oggi un segmento della produzione mercantile divenuta prevalente su ogni altra forma, era già presente anche nell'antico. per lo schiavo d'allora e per quello di oggi nulla sarà mai abbastanza confortevole da soddisfare ciò che non si trova sul mercato.

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