lunedì 22 aprile 2013

In balia dei venti



Più che un grillino, nel senso di piccolo insetto, ieri avrei voluto essere una zanzara intrufolata nel camper di Beppe al ritorno verso Genova. Non per sentirgli dire le solite cose, come già in conferenza stampa, ma per ascoltare i suoi giudizi sulla giornata di ieri. Sarà comunque termometro vero, oggi in Friuli, non quanti elettori avranno votato il suo movimento, ma quanti non si sono recati alle urne. Speriamo un buon 40 per cento.

L’ho già scritto in tempi non sospetti, in fondo Grillo è una brava persona, la sua critica sfonda porte aperte e va bene nei comizi, tuttavia resta superficiale perché non scava a fondo sulle cause dei fenomeni, del resto incomunicabili a masse sottomesse a un pensiero deficiente. Perciò la sua proposta è conseguente. Vuole fare la rivoluzione con idee bislacche, dal e nel parlamento, senza un’organizzazione vera, privo di un gruppo dirigente strutturato e ben consapevole. Che è tutto ciò che gli consentono i suoi mezzi e la tolleranza di questo sistema. Perciò, a bocce ferme, non me la sento d'imputargli anche colpe non sue.




Il suo movimento vale e raccoglie la protesta, ma non va oltre, non così com'è. Anche sul piano dell’iniziativa parlamentare si è rivelato un fallimento completo. Già con l’elezione dei presidenti delle camere, quando, dopo la terza votazione, i suoi parlamentari non dovevano nemmeno entrare nelle aule. Quando, come ho già scritto, dovevano mettere alle strette Bersani sul programma e l’accordo per la fiducia al suo governo. È in tal caso sarebbe venuta fuori la verità, l’eventualità o l’impossibilità di agire in accordo col Pd per un cambiamento vero. Di fronte all’opinione pubblica, ad “assumersi le proprie responsabilità” non sarebbe stato solo il 5 Stelle, ma anzitutto il Pd. E infine venerdì, quando a sorpresa i parlamentari grillisti dovevano votare Prodi. L’ultima chance per contare qualcosa (la politica a quei livelli è essenzialmente scambio, do ut des, baratto, compromesso, estenuanti trattative). Rodotà il Pd non l’avrebbe votato, non per beghe interne (quelle sono valse per Marini e Prodi), ma per i veti impliciti ed espliciti di altre forze.

E tuttavia questi discorsi non valgono più nulla, acqua passata. Grillo, come molti del resto, ha colto il cambio d’epoca, l’urgenza del cambiamento, l’usura che il sistema della mediazione salariale esige, il bisogno d’un linguaggio nuovo, di nuovi comportamenti e stili di vita. Ma li coglie dal punto di vista di Casaleggio e di quello stesso genere di derive, il bric-à-brac dei decrescisti.

Dovrebbero chiedersi perché non c’è multinazionale che non dica di preoccuparsi e d’investire qualche soldo sul tema del pianeta e della vita da salvare. L’ultimo industriale, Barilla, l’ho sentito ieri sera in televisione denunciare (si fa per dire) il monopolio delle commodity, guardandosi bene dal fare nomi e cifre (*).

La linea di demarcazione con il passato è già tracciata, non c’è più ritorno. La sinistra non esiste più da decenni e come la destra è solo un grumo di squallidi interessi. Entrambe sono chiamate a gestire il fallimento di un sistema determinato da meccanismi economici esogeni. Ciò che tiene ancora in vita questi partiti che fingono di essere sulla linea dello scontro (vedi gli abbracci in parlamento) è dunque la paura di perdere ciò che resta del loro potere. Per quanto riguarda i movimenti, essi, senza una coscienza di classe, una teoria e un’organizzazione politica di lotta, sono come onde estuose in mare, in balia dei venti.



(*) Parlare di democrazia in presenza di questo stato di cose significa non comprendere i meccanismi attraverso i quali l’economia e la finanza comandano il mondo. Pensare che sia la politica a determinare le scelte decisive è pura velleità. Un esempio: alcuni gruppi di trading, una dozzina dei più grandi gruppi, sono dotati di magazzini, flotte e stabilimenti sparsi per il mondo: Glencore controlla il 55% dello zinco e il 36% del rame mondiale; nel 2010, Vitol e Trafigura – due trading house con sede in Svizzera – hanno venduto mediamente 8 milioni di barili di petrolio al giorno, più delle esportazioni dell'Arabia Saudita; le cosiddette ABCD – ovvero le americane Adm, Bunge, Cargill e la francese Dreyfus – tengono in pugno le commodity alimentari: controllano fra il 75 e il 90% dei cereali mondiali.

Ecco chi decide il prezzo dei cereali con i quali si sfama il pianeta, il prezzo del petrolio con cui batte il cuore del mondo. 787 grandi corporation controllano l'80 per cento delle più importanti imprese del mondo e un gruppo ancora più ristretto composto da 147 gruppi controlla il 40 per cento delle più importanti multinazionali del pianeta. Alcune decine di banche e di hedge fund fanno il bello e il cattivo tempo sui mercati finanziari, compresi quelli in tempo reale nelle dark pools che nessun governo riuscirà mai a controllare. Nelle sedi importanti in cui si prendono decisioni vincolanti per miliardi di persone, la parola democrazia non viene mai pronunciata perché essa non ha semplicemente senso.

6 commenti:

  1. Grillo si è messo in un mare di guai, perché pagherà per tutti. Gli avvoltoi si sono già messi a girare ...
    Mi sembra di rivivere le pagine del Tallone di Ferro, di Jack London. Sono tutti lì, pronti a sbranare chi ha osato mettere in dubbio il loro potere. I più divertenti sono i giornalisti, questi cani al guinzaglio.
    Poveri cittadini al parlamento. Li faranno a pezzi con ogni mezzo. Una persona "normale" non può resistere lì dentro. Credo che la vita da parlamentare sia un girone dantesco pieno di "sciaurati che mai non fur vivi".

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    1. oh massimo, oggi siamo in vena di citazioni letterarie. ne sto facendo anch'io nel post che sto scrivendo. una sola però, non vorrei darmi troppe arie. :-)

      posso assicurarti che lavorare a una pressa è peggio.

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    2. Non posso che darti ragione, sul lavorare a una pressa. Anche lavorare per una cooperativa a 4,22 euro orari, stando in piedi per dodici ore al giorno, è peggio. A me è successo, fortunatamente per pochi mesi, otto anni fa. I tre anni precedenti avevo avuto la "fortuna" di prendere 6 euro l'ora, sempre per una cooperativa.
      Eh, sì, ho avuto la fortuna di assaggiare la "crisi" e la disoccupazione con un decennio di anticipo e dovermi arrangiare. I relitti umani che ho incontrato strada facendo (anch'io ero uno di loro) erano innumerevoli, già dieci anni fa. Da sette anni, paradossalmente, visti i tempi, sto molto meglio, ho uno stipendio normale, non mi manca nulla, nella sfiga ho avuto la fortuna di riuscire a ricominciare, anche se ci ho messo anni di lavori di merda. Ma non dimentico quello che ho vissuto, con la mia pelle e la mia schiena, e so benissimo cosa voglia dire essere sfruttati. Puoi bene immaginare come mi sentirei se mi dovesse ricapitare. Puoi anche immaginare come ogni istanza anti borghese mi trovi d'accordo. So anche che chi mi ha tradito come lavoratore, non sta a destra, purtroppo.

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  2. http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/04/22/e-litalia-stato-canaglia-rinnova-armi-nucleari/571766/

    E poi, non ci sono soldi per la cassa integrazione e per salari in generale. Bastardi!

    F.G

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  3. 50% l'astensionismo in Friuli.

    A me pare un ottimo risultato elettorale.

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