mercoledì 17 luglio 2013

La geografia invisibile del potere. Despoti e usurai


La necessità e la causa di forza maggiore sono sempre buoni alibi per i figli di puttana. E non mi riferisco solo ai banchieri.

L’8 dicembre 2011, la BCE ha dichiarato che avrebbe erogato alle banche dell’area dell’euro finanziamenti a tre anni, mediante due operazioni straordinarie di rifinanziamento, con piena aggiudicazione degli importi richiesti il 21 dicembre 2011 ed il 29 febbraio 2012. 

L’importo complessivamente erogato al sistema bancario europeo attraverso queste due operazioni è stato pari a circa 1.019 miliardi di euro. I finanziamenti erogati dalla BCE agli istituti di credito italiani nelle due operazioni sono stati rispettivamente pari a 116 e a 139 miliardi.

Per ragioni tecniche, alla fine l’immissione netta di liquidità è stata pari a circa 60 e 80 miliardi nelle due operazioni. Dunque 140 miliardi complessivi, i quali non sono bruscolini.




Come sostiene l’ex direttore generale della Banca d’Italia e ora ministro dell’economia e delle finanze, l’obiettivo principale era quello di ripristinare l’accesso alle fonti di finanziamento a medio e lungo termine da parte delle banche, ristabilendo le condizioni di liquidità ottimali, indispensabili per l’esecuzione della politica monetaria. Infatti, c’è da segnalare che il sistema bancario italiano opera con un rapporto impieghi-depositi pari al 120 per cento. Senza i miliardi della Bce il sistema bancario italiano se la passerebbe ancora peggio e, per esempio, invece di acquistare obbligazioni statali le avrebbe immesse sul mercato facendo salire enormemente gli interessi sul debito.

Tutto chiaro? Credo di sì. Chiaro ma non pacifico, poiché il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, pochi giorni or sono, ha dichiarato testualmente:

“abbiamo mirato, prima di tutto, a sostenere la liquidità delle banche che, nell’area dell’euro, più che altrove, svolgono un ruolo preminente nel finanziamento dell’economia”.

Poi, commentando la negatività delle proiezioni economiche del sistema nazionale:

“Hanno inciso di più, per circa due punti, gli effetti della crisi di liquidità sul costo e sulla disponibilità del credito per il settore privato […]. Le prospettive della domanda interna dipendono anche dalle condizioni di accesso al credito. I prestiti alle imprese hanno rallentato nettamente […]. Sono diminuiti […] anche i prestiti alle famiglie”.

Più chiari di così si rischia l’accecamento, e poco importa al governatore la palese contraddizione tra le due cose. Sennonché pochi giorni fa la banca centrale ha ulteriormente ribassato il costo del denaro per le banche, portandolo allo 0,50, il minimo storico.

Piccolo passo indietro: era il 26 marzo il direttore generale della Banca d’Italia, ossia l’attuale ministro Saccomanni, ha emesso un comunicato stampa in cui venivano comunicati i tassi effettivi globali medi, rilevati ai sensi della legge n. 108 del 1996. Nell’apertura di credito in conto corrente, la soglia oltre la quale si considera il riferimento all’usura è del 18,2375 per cento!! Negli scoperti senza affidamento, il 23,85. Dunque, le banche prendono a prestito allo 0,5 per cento e concedono credito alle famiglie e alle imprese con tassi che possono legalmente sfiorare e in alcuni casi superare abbondantemente il 20%.

Dov’è Monti Mario (è qui), dove stanno il Monitore Napolitano e quel grande statista nipote dello zio, il chiacchierino di Firenze, i capibastone dell’associazione a delinquere – come la chiama l’on. Marianna Madia –, gli omarini – già buoni cattolici romani – della banda del bunga-bunga?

* * *

C’è una questione che viene tenuta a distanza e che invece andrebbe affrontata fin dalla radice, ossia quella dell’origine e della legittimità di questo potere che ci sovrasta e s’impone come una dittatura di fatto. Esso trae – si dice – legittimità dal voto, che sappiamo taroccato e spartito, soprattutto condizionato in ogni modo e reso del tutto inefficace al fine di determinare un qualunque cambio d’indirizzo effettivo. E qui si tratta, poi, di un potere del tutto sottratto a ogni legittimazione popolare, sia pure fasulla. Qui si tratta del potere economico, di quello del denaro.

Più in generale, è una sospensione di sovranità, anche dal punto di vista formale, che nasce dal rifiuto anzitutto di rendere conto delle innumerevoli malefatte che quotidianamente e brutalmente sono messe in essere da una concentrazione di potere invisibile e onnipotente. Ecco dunque che il problema della sovranità – sancita sulla carta – solo apparentemente può essere ancora collegato e raccordato a quello della legittimità.

E tuttavia, come detto, si tratta di un tema che quando va bene è affrontato solo lateralmente, quasi mai di faccia. Ci si chiede mai nel dibattito televisivo o più genericamente mediatico, per quali motivi i centri di potere vengano a muoversi in una realtà dove non esistono autorità di controllo o una pubblica opinione effettiva alle quali rendere conto? E quando succede quali risposte vengono fornite?

Questo processo per il quale è venuta a imporsi una nuova (?) sovranità, ha radici lontane e anzi lontanissime (si pensi alla crisi del settembre 1943), che affondano nei vincoli taciti e inconfessabili delle alleanze di scacchiere, e in tutte quelle istituzioni e organizzazioni che tendono ad occultare le origini della propria legittimità e gli scopi (si pensi solo ai rapporti Stato-Mafia), quelli veri e non solo dichiarati, del proprio agire.


Perciò non solo i fatti economici, ma anche quelli di altra natura e dei quali si ha – quando succede per insondabili motivi – notizia (come in questi giorni) ci offrono uno spiraglio di quanto i poteri – quelli reali – appartengano a una geografia invisibile di rapporti politici, legami internazionali, confronti strategici, scambi di ogni tipo, eccetera.

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