sabato 19 ottobre 2013

Il dito


Dio creò l’uomo per ultimo, dopo le mosche e le zanzare, e magnanimamente lo fece a sua immagine e somiglianza. Bisogna dire, a onore del vero, che come artigiano dell’argilla il lavoro non riuscì subito troppo bene, per un risultato accettabile ci vollero diverse repliche. Le antiche mitologie si assomigliano tutte e non è difficile credere che esse abbiano una radice comune. Anche le mitologie moderne si assomigliano tutte e abbiamo la certezza che esse hanno una matrice comune: si chiama scienza.



L’ultima storiella, ossia l’ultima variante (che poi, se non stai sul chi va là, è sempre la penultima), viene dall’Asia, anzi, dall’ultima propaggine dell’Europa, insomma non è molto chiaro da dove, dipende dal punto di vista, poiché dal lato storico-culturale la Georgia appartiene all’Europa, ma da quello geografico la questione si complica, come sempre quando ci si spinge da quelle parti. Considerando la depressione del Kuma-Manych come confine tra Europa ed Asia, tutto il territorio della Georgia ricadrebbe infatti nel continente asiatico, mentre nel caso si ponga tale confine lungo lo spartiacque caucasico oppure sulla linea dei fiumi Kura e Rioni, allora parte del territorio georgiano ricadrebbe anche in Europa.

Saputo questo, ognuno se la sbrighi come crede. Sta di fatto che a pochi chilometri a nord della città armena di Stepanavan, c’è Dmansi, che però è una località georgiana, e un sito archeologico noto con lo stesso toponimo. Qui sono stati trovati diversi resti di ominidi (Homo erectus georgicus), e anche quello di un tizio che – dicono – è il più antico ominide fuori dall’Africa, il quale rappresenterebbe una fase di poco successiva la transizione da Australopithecus a Homo erectus (siamo in zona temporale Pleistocene inferiore). La scoperta non è nuova, risale a più di venti anni or sono, ma se ne parla in questi giorni sui media.

Pare che l’Homo habilis, Homo rudolfensis e Homo erectus – le prime tre specie riconosciute del genere Homo – non sarebbero indicativi di specie distinte, ma solo l'espressione delle variazioni individuali di membri di un'unica specie. Lenin non si sbagliava quando disse: Un comune lignaggio, la lotta di classe viene dopo.

E, pare di capire, anche la Bibbia grossomodo è nel giusto. Non ci resta che attendere l’interpretazione di un qualche antropologo cattolico – ce n’è sempre uno – e di seguito le determinazioni dottrinali che necessariamente ne trarrà il nuovo corso bergoliano. Di poi, la replica dell’Uaar, un pamphlet di Odifreddi e una lettera ricevuta con “sorpresa ed emozione”.

Ditemi se in tutto questo non si vede il dito di Dio

3 commenti:

  1. E l' Homo Gasparris dove lo metti?

    Mi rifiuto di appartenere alla stessa specie!!!

    ciao

    Tony

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  2. “I fossili di Dmanisi - spiega Giorgio Manzi, dell'Università di Roma "La Sapienza", il cui nuovo libro Il grande racconto dell'evoluzione umana sarà in libreria a giorni - portano con sé eredità del passato e caratteri di forme che si sarebbero evolute nel futuro. Quel sito è una specie di "ombelico del mondo" del Pleistocene. E la loro eccezionale variabilità rappresenta una specie di instabilità morfologica". Siamo passati, insomma, da una fase in cui i cambiamenti più evidenti riguardavano la postura bipede a una in cui riguardano il cervello, e le notevoli differenze dei crani di Dmanisi testimoniano soltanto una transizione.

    Ma il dibattito è solo all'inizio, e purtroppo non potrà beneficiare dell'unico strumento che risolverebbe la questione una volta per tutte, l'analisi del DNA. "Con la sola morfologia - dice Gianfranco Biondi, dell'Università dell'Aquila - non è facile rispondere a questi interrogativi. E per il momento non siamo in grado di estrarre il DNA dalle ossa come è stato fatto per le forme antiche di Homo sapiens e i Neandertal. Per ora non abbiamo la tecnologia per andare oltre 150.000 anni fa". In altre parole, dobbiamo aspettare. A meno che altre scoperte non tornino a infiammare il dibattito tra gli antropologi.
    http://www.nazioneindiana.com/2011/11/28/homo-sapiens-al-palazzo-delle-esposizioni-di-roma-intervista-a-telmo-pievani/

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