lunedì 30 giugno 2014

Lo spettro di un nuovo crollo


Ogni chiacchiera sullo stato di salute del capitalismo è soppiantata dall’84° Rapporto annuale della Banca internazionale dei regolamenti che traccia un ritratto impietoso del grande malato. In particolare il Rapporto 2014, pubblicato ieri, parla di “disconnessione” tra mercati finanziari ed economia di base a livello globale, cosa peraltro nota fino a diventare senso comune.

domenica 29 giugno 2014

La confessione di Francesco papa


Papa Bergoglio ha citato Karl Marx, dicendo che questi non ha inventato nulla a riguardo della povertà. Poi precisa che i comunisti “hanno rubato la bandiera dei poveri, che è cristiana”. Bergoglio ha ragione, Marx non ha inventato nulla a riguardo della povertà, bensì ha scoperto le leggi dell’economia sociale. Riguardo ai comunisti, però, non è vero che essi hanno rubato la bandiera dei poveri, semmai sono stati gli schiavi salariati che hanno fatto del comunismo la loro bandiera di riscossa.

La serva serve ... e pure la storia serve


A quanti italiani interessa il passato, vale a dire quanti di loro si appassionano ai temi e problemi della storia? Pochi o molti? Non credo di sbagliarmi affermando che, dati i tassi di lettura in Italia, non proprio usurai, la larga maggioranza degli italiani tragga le proprie nozioni di storia dai ricordi di scuola, quando va bene, e soprattutto dalla televisione. Così come avviene per tutto il resto, peraltro.

La televisione è un mezzo di comunicazione (ma non solo) che andrebbe trattato con molta cautela anzitutto da parte chi la televisione la fa. E invece? Qui ognuno potrebbe dire la sua con dovizia, ma a me interessa ciò che è apparso ieri sera, 28 giugno 2014, in prima serata, su Rai Tre: “un film storico”, il cui titolo non può che destare interessante anche presso il grande pubblico: L’attentato: Sarajevo 1914.


sabato 28 giugno 2014

Partita doppia


Ha ragione Malvino: per quanto mi è possibile cerco con cura di scansare ciò che si presenta come inclinazione a pensare per astrazioni morali.

*
O le élites mondiali sapranno organizzarsi davvero (Davos è solo un esempio effimero se non proprio comico) attorno ai comuni interessi, oppure giocoforza dovranno affidarsi come un secolo fa alla roulette della politica. E, del resto, l’élite atlantica da questo orecchio non ci sente, nella sua superiorità di razza e di lignaggio vuole mantenere il dominio anche in un secolo così incerto e già compromesso.

*
Chi crede che tra i banchieri di Wall Street, così come tra le diverse aristocrazie del denaro, regni chissà quale armonia, ignora quanto covi ardente e potente la rivalità e l’invidia tra la cinica nobiltà di censo.

*

Note a margine di una biografia: l'obiezione di Keynes


La prima carneficina mondiale – come del resto altre guerre – non può essere compresa appieno senza considerare che essa fu essenzialmente una questione di calcolo di mercanti e banchieri. Pochi individui che, per esempio sotto bandiera a stelle e strisce, negarono nel 1917 un armistizio tra i belligeranti, poiché ciò metteva a rischio i prestiti concessi largamente alle potenze dell’Intesa. Era necessario che vi fossero degli sconfitti sui campi di battaglia e che questi pagassero fino all’ultimo scellino i debiti di guerra ai vincitori.

Noi possiamo considerarci gli eredi di coloro che riuscirono a salvare la pelle in quel disastro, soprattutto europeo, subìto per fede in un qualche calcolo assurdo o fallito.

Ancora e sempre dei morti in nome dei tornaconti venali come lo sono i morti di oggi in Ucraina seguiti al rifiuto del presidente Viktor Yanukovich di firmare quegli stessi accordi che il suo successore, dopo il colpo di stato, ha baldanzosamente siglato in queste ore a Bruxelles. Come lo sono i morti in Iraq, in Afghanistan, in Siria, e dovunque vi siano dei sacri valori della democrazia capitalistica da difendere armi in pugno (*). Quando ci sarà una Norimberga per questi criminali?

*

venerdì 27 giugno 2014

Prima o poi un altro Gavrilo lo trovano


Domani è l’anniversario dell’attentato di Sarajevo. Esattamente 100 anni fa, Gavrilo Princip, ormai rassegnato che il complotto per assassinare l’arciduca austriaco era fallito, per una serie di circostanze davvero singolari si trovò a dover rinunciare a sgranocchiare il suo panino per mettere mano alla pistola e con ciò creare il pretesto per l’ultimatum dell’Austria alla Serbia, cui seguì la scriteriata decisione di Nicola II di ordinare la mobilitazione e da qui l’escalation che porterà dritti al grande conflitto. Le premesse però, erano lì che aspettavano solo l’occasione giusta (il “caso”) per manifestarsi con inesorabile “necessità”.

mercoledì 25 giugno 2014

«Ma se mai la povertà si è mostrata serena, contenta, graziosa, è qui»


Quando si parla di “scoperta scientifica” in genere si tende riferirla a una scoperta teorica o di laboratorio. E tuttavia per millenni la grande maggioranza delle scoperte ha avuto un’origine sociale ed empirica: è improbabile sentir parlare di “scoperta scientifica” nel caso del fuoco o della ruota, e pochi sospettano che per secoli i guaritori di molte parti dell’Africa e dell’Asia avevano praticato la vaiolazione, o inoculazione, che consiste nel prelevare del siero dalle pustole dei malati di vaiolo e introdurlo nei corpi delle persone sane.


Tendenze pedestri della globalizzazione


Oggi immagino che il dibattito verta principalmente su cosa è accaduto ieri pomeriggio in Brasile, e dunque sul fatto che nazionali di calcio europee come Spagna, Portogallo, Italia, Inghilterra e Russia siano state sbattute fuori già al primo turno, alcune in modo alquanto inopinato e vergognoso. Salvano, per ora, l’onore calcistico continentale Francia, Germania e Olanda. A vedere i giocatori della nazionale francese in campo, lo spettatore inesperto faticherebbe non poco a credere che si tratti di una nazionale europea. E quanto alla Grande Germania, anche lei attinge al serbatoio della globalizzazione, seguendo l'esempio consolidato dell'Olanda. Il calcio segue le tendenze di tutto il resto. Possibile che nei centri d’identificazione ed espulsione (CIE) non si siano potuti recuperare almeno una mezza dozzina di volenterosi maratoneti da inviare, previa naturalizzazione, in Brasile con la nazionale italica? Se non altro avremmo risparmiato nel loro cachet e soprattutto guadagnato nello spettacolo.



P.S.: m'aspetto il solito commentino furbo con l'accusa di razzismo.

martedì 24 giugno 2014

Altre notizie dai mondiali




Natal è la capitale del Rio Grande do Norte, uno degli Stati della regione del nord-est del Brasile (la punta più atlantica). Nel nuovo stadio di calcio oggi alle 13 locali si giocherà la partita del campionato del mondo tra una squadra sudamericana e l’altra europea. Nei giorni scorsi le piogge hanno provocato tre frane (desmoronamento, dicono da quelle parti) nella favela di Mãe Luíza che ha coinvolto anche il quartiere di Areia Preta: in basso i ricchi e in alto i poveri, il rovescio della scala sociale, ma ora sono mischiati in una poltiglia rossa che arriva fino alla spiaggia. Centotrenta le famiglie evacuate ed ospitate nella scuola comunale. Le piogge continuano, è stato proclamato lo stato d’emergenza e la protezione civile ha innalzato barriere per contenere le acque. Tra le cause di questi fenomeni si parla di disboscamenti e della mancata manutenzione degli impianti fognari. Il procuratore generale di Giustizia di Rio Grande do Norte, Rinaldo Kings, ha annunciato che indagherà sulle responsabilità. Fortuna che in Italia non ci sono le favelas.

lunedì 23 giugno 2014

Non basta il pistolino per fare la guerra


C’è un interessante articolo, scritto da Arnaldo Benini, sul Domenicale del Sole 24 ore di ieri, dal titolo: Perché il corpo diventa una gabbia.  Si parla di sessualità e segnatamente di transessualità. L’articolo è corredato da una nota bibliografica di quattro lavori specialistici. Cito il titolo del primo lavoro perché eloquente del tipo di merce spacciata: Sexual differentiation on the human brain in relation to gender identity and sexual ordintation.

L’articolo ha il pregio di essere scritto in modo semplice e chiaro, comprensibile anche a persone che non s’interessano abitualmente di sexual differentiation. Leggo:

«L’orientamento sessuale è rivolto al sesso opposto (eterosessualità), allo stesso sesso (omosessualità) o a entrambi (bisessualità). L’orientamento sessuale è fissato durante lo sviluppo intrauterino dai geni e dai fattori che regolano le interazioni fra gli ormoni sessuali e i neuroni».

Tramezzino in salsa schiava


Venerdì scorso il Dipartimento di Stato Usa ha pubblicato l’annuale rapporto sulla tratta degli schiavi (Trafficking in Persons Report 2014), valutati in circa 27 milioni nel mondo dalla Environmental Justice Foundation.

Si viene così a sapere che quando mangiamo dei gamberetti è molto probabile che siamo i fruitori di una filiera alimentare che sfrutta il lavoro di persone mantenute in condizioni di vera e propria schiavitù. Nella sola Thailandia sono impiegate 650.000 persone in questo ramo di attività per un giro d’affari di 7 miliardi di dollari, con una lavorazione di 4,2 milioni di tonnellate di pesce. Viene pescato anche il cosiddetto pesce spazzatura, circa 350mila tonnellate di pesce non commerciabile che viene trasformato in farine alimentari per animali. Anche in Italia, nel raggio di chilometri dagli allevamenti di polli e maiali, il fetore di queste farine è insopportabile.

domenica 22 giugno 2014

Il tema fondamentale


Scrive Eugenio Scalfari:

è un tema fondamentale: il Parlamento, eletto dai cittadini europei, ha una sua sovranità, sia pure mediata con i governi degli Stati membri, oppure è un simulacro i cui sì o no contano come il due di picche?

Bella domanda, seppur tardiva. Il vegliardo non risponde nel merito, la prende larga, così da portare il discorso da tutt’altra parte. Che il Parlamento, eletto dai cittadini europei, sia nei fatti un simulacro e non conti nulla, non è perciò un tema fondamentale nemmeno per lui!

Il tema fondamentale, mistificato dalle menzogne redditizie che ogni bell’anima borghese sa far proprie, è che questa Europa, si voglia considerarla quale gigantesco apparato economico e politico oppure in termini più alati, poggia sul lavoro salariato e il suo sfruttamento.


Se vogliamo parlare del tema fondamentale di questa democrazia, dunque, parliamone.

Della necessità delle cose


Quale valore deterrente può avere oggi una scomunica papale, e quale effetto pratico? Si tratta di una censura della Chiesa, di un anatema (per chi piace il greco antico), ossia di una pena spirituale in forza della quale il fedele resta “separato dall’ecclesiastica comunione”. Quell’infelice di Origene scrive che tutti gli scomunicati (dunque deduco anche chi scrive queste righe) assomigliano al Demonio. Tenuto conto di questo, mi spiego perché i parrocchiani del luogo quando mi scorgono si fanno il segno della croce e pronunciano, neppure tanto sottovoce, tre paroline in latino.

Vi risparmio cosa dicono, secondo il LXII volume del Dizionario storico-ecclesiastico del Moroni, Tertulliano e san Antonino! La notizia del fulmine papale è stata fatta pervenire proprio ieri alla ‘ndrangheta tramite stampa e televisione. E dunque vista la forma di comunicazione non è ben chiaro se sia trattato di minaccia o di provvedimento effettivo, la qual cosa andrebbe chiarita per non lasciare in sospeso una questione così spinosa presso quella gente brava.

Pertanto posso parlare con certezza solo della mia di scomunica, la quale è stata resa perfetta dalla notifica del Decreto a cura dell’ordinario diocesano, con l’indicazione di una sfilza di articoli del codice canonico, escludendomi da tutti i sacramenti (condizione che mi sconcerta non poco) e pure dalle “esequie ecclesiastiche in mancanza di segni di pentimento”. E di che cosa mi dovrei mai pentire non è detto precisamente – posto peraltro che non faccio "più parte della Chiesa cattolica" – , ma non dubito che nel caso mi verrà suggerito al momento del rientro nello stazzo des chrétiens.


E dunque non ci resta che considerare quanto la modernità abbia posto la Chiesa cattolica nell’inefficacia e nel ridicolo delle sue cose un tempo così decisive e solenni, e perciò nella necessità di morire.

sabato 21 giugno 2014

Complici


Credo che, di là delle critiche che sicuramente possiamo rivolgere ai media e ai centri di potere, sia necessario uno sforzo per non vedere ciò che sta accadendo e starsene semplicemente passivi in attesa degli eventi.

A cominciare dal clima, palesemente sconvolto. Non si tratta di un occasionale inverno troppo mite o più rigido del solito, di un’estate assai piovosa o troppo calda, di un violento nubifragio o di una nevicata fuori stagione da raccontare poi ai nipotini increduli. Tutto ciò che accade al clima non è più sporadico e l’intensità dei fenomeni va aumentando di anno in anno. Eppure, a fronte di tutto ciò, non c’è stata riduzione significativa e coordinata di quelle emissioni che si ritengono corresponsabili dei cambiamenti climatici, ossia la riduzione dell’uso anzitutto di combustibili fossili. E non si vede, in tal senso, alcuna inversione di tendenza se non nei programmi di taluni paesi per lo più “periferici”. Anzi, si programma la cosiddetta “indipendenza energetica” con i ben noti effetti del shale gas.

venerdì 20 giugno 2014

La fondamentale menzogna


Da quando Aristotele scriveva che “L’utilizzo degli animali domestici e quello degli schiavi sono più o meno simili, gli uni come gli altri ci aiutano con l’apporto delle loro forze fisiche a soddisfare i bisogni dell’esistenza”, sono cambiate molte cose nella condizione degli schiavi, a cominciare dal fatto che essi non vengono più chiamati schiavi e la schiavitù è stata abolita!

Lo schiavo moderno, divenuto libero lavoratore, e il suo padrone, proclamatosi imprenditore, sono determinati solo dalla loro libera volontà! Stipulano il loro contratto da libere persone, giuridicamente pari, di modo che tutti i democratici e libertari di questo mondo possano decantare quant’è migliore la libertà del lavoratore odierno rispetto alla barbarie dello schiavo del passato laddove egli era costretto al lavoro!

Nel contratto, lavoratore e imprenditore, siano essi rappresentati singolarmente o per mezzo di associazioni di categoria, sottoscrivono liberamente il contratto di modo che il risultato finale delle loro volontà si dà come espressione giuridica comune, sempre per la gioia dei democratici e libertari che non cessano di esaltare come storicamente insuperabile tale rapporto di uguaglianza.

giovedì 19 giugno 2014

Pepito


Le grandi riforme del governo: dal primo luglio niente più ingressi gratis nei musei agli over 65. Da qualche parte bisognava pur cominciare!


Interessante quanto ha dichiarato il ministro: "Ho l'impressione che camminiamo su pepite d'oro e non ce ne accorgiamo".

Ce lo chiede l'Europa e il FMI, ma ce lo chiedono soprattutto i ricchi: tirate la cinghia


L’Eurostat, l’ufficio di statistica europeo pubblica dei dati interessanti: la tabella dei consumi pro capite in Europa, laddove si evince che quelli italiani sono sotto sia la media EU18 e pure sotto la media EU28 (Irlanda, Italia, Cipro e Spagna, mostrano livelli inferiori fino al 10% rispetto alla media di EU28). Naturalmente all’interno dei singoli paesi, tra le diverse regioni, si riscontrano divergenze notevoli, la Calabria, per esempio, non è la Lombardia e il Veneto non è la Sardegna.

mercoledì 18 giugno 2014

Breve nota sul tema di maturità


Violenza e non violenza nel Novecento, tecnologie pervasive e nuove responsabilità è la traccia storico-politica sulla quale si dovranno misurare quest’anno i maturandi, un titolo che sembra fatto apposta per fuorviare il discorso, per spingerlo sui consueti binari delle chiacchiere sui nuovi media e dintorni, sulle regole invocate e i controlli necessari, l’orizzonte spento dei truismi più vieti.

Per contrappunto, imposterei il tema sul ruolo che hanno le tecnologie nel sedimentare l’ideologia sul primato dell’individuo – come un tempo fu per il primato dello Stato – e su quello dell’economia e della finanza, sulla globalizzazione come nuova colonizzazione gestita dalle multinazionali.

Porrei l’accento sul ruolo della formula sacrale produzione-consumo-profitto, considerando che allo stato dei fatti il garante più sicuro dei diritti dell’uomo è stato trovato nel mercato, nel vendere qualunque cosa a chiunque, nello stimolo lucrativo e nella sete di potere come parte dell’uomo, della sua indole allo stesso titolo della sua facoltà di creare.

Del resto, solo così è possibile spiegare, senza ipocrisie, perché prevalgano i diritti esportabili di questo tipo di democrazia in Afghanistan, in Iraq o in Ucraina e ovunque; del perché è proprio l’espansione della merce a reprimere quella della vita non lasciandole altra direzione che quella di un darwinismo sociale sempre più spinto, laddove il peso del disumano è vincente non per cause di natura ma di snaturamento dell’umano, non per cause individuali bensì di classe.

In una tranquilla giornata d’estate, così come in qualsiasi altro giorno, i padroni dell'avvenire ...


«Parli come un borghese. La guerra è necessaria.
Moltke ha scritto che senza la guerra il mondo andrebbe in sfacelo»
[Joachim, in La montagna incantata].

Qual è il presupposto che fa ritenere che si possa uscire dalla crisi e ridare vigore all’economia delle vecchie potenze industriali e con ciò riassorbire la disoccupazione?

Si ritiene unanimemente che la grave crisi del capitalismo e i livelli osceni di disuguaglianza siano fenomeni transitori e causati semplicemente dalla cattiva gestione politica dell’economia e dai comportamenti sconsiderati dell'élite finanziaria, e dunque non siano un prodotto diretto dei processi oggettivi del capitalismo.

Gli stessi speculatori responsabili del disastro economico, i profittatori responsabili della sempre più diffusa miseria sociale, sarebbero in grado di auto-regolamentarsi nell'interesse della società nel suo complesso, o potrebbero esservi costretti con delle opportune leggi.

martedì 17 giugno 2014

La matrice economica


Chissà dove andrà in vacanza Barbara Palombelli. Non certo in Grecia, lì ci va gente indifferente e cattiva, giusto per non bagnarsi in quel Mediterraneo “dove i pescatori da anni nelle loro reti riportano pezzi di corpi mangiati dai pesci con tre o quattro maglioni pesanti addosso, scarpe impregnate d'acqua infilate su varie paia di calzini ...”.

Fa bene a richiamare la nostra attenzione su queste tristissime vicende. La nostra indifferenza, la cattiva coscienza, la signora Palombelli la paragona a quella del tempo in cui gli ebrei venivano perseguitati e uccisi in Europa (qui l'articolo). Anzi, la nostra indifferenza a proposito dei migranti che annegano nel Canale di Sicilia è ancora peggiore, specie quella mostrata della signora, citata dalla giornalista, che nel mentre si spalma di crema solare dice: “mica li possiamo accogliere tutti”.

domenica 15 giugno 2014

Scalfari e gli sterminatori degli armeni


Scrive nel suo odierno editoriale l’ineffabile grande vecchio di Repubblica:

L'Assemblea del Pd, su proposta di Renzi, ha eletto presidente del partito Matteo Orfini, capo della piccola corrente chiamata dei Giovani Turchi. Ma chi erano storicamente i Giovani Turchi? Erano giovani ufficiali che appoggiavano il laicismo di Ataturk contro l'islamismo dei califfi e dei sultani. Francamente non vedo somiglianze tra i giovani ufficiali di Ataturk e i seguaci di Orfini, ma posso sbagliare, chissà quante sorprese positive ci darà Orfini.

Scalfari afferma che forse Orfini non assomiglia ai Giovani turchi, e tuttavia egli dice di sperare di sbagliarsi, puntando a farsi sorprendere da Orfini, in modo che questi possa assomigliare davvero ai Giovani turchi. L’analogia tra i Giovani turchi e i giovani renziani può anche starci (de gustibus …), ma essa riserva delle sorprese se riletta alla luce di ciò che i Giovani turchi furono effettivamente.

venerdì 13 giugno 2014

[...]


All’inizio del secolo scorso, nella città bastò l’erogazione dell’acqua potabile e la canalizzazione delle fogne perché la mortalità infantile crollasse di quasi il 50 per cento. In occasione del 50° anniversario dell’unità, l’Italia poteva vantare alcuni numeri significativi:1364 comuni erano ancora senza acqua potabile e 4877 erano privi di fogne. Dal 1861 l’emigrazione era stata mediamente di 250mila unità l’anno, vale a dire che in mezzo secolo emigrò, prevalentemente attraverso l’Atlantico, circa un terzo della popolazione italiana.

L’Italia avrebbe potuto, senza necessità di capitali stranieri, migliorare la propria situazione economica e sociale, ma mancò, come solito, la volontà politica, ovvero l’interesse delle classi possidenti e dirigenti di promuovere anzitutto una riforma agraria che distribuisse le terre del latifondo. I governi non potevano farsene promotori se non alleandosi con i socialisti, poiché i partiti che li sostenevano erano espressione della grande proprietà. Preferirono invece le guerre coloniali, la conquista di scatoloni di sabbia, per usare l’espressione salveminiana.

giovedì 12 giugno 2014

Non è più Dio a prendere forma umana


L’atteggiamento di Renzi Matteo con la faccenda degli ottanta euro così come su tutte le altre è come quello del tizio che vende un’auto rubata per pagarsi la benzina.

La suprema casta è stata ieri minacciata – a suo dire – di dover rispondere, almeno sul piano del principio, delle proprie malefatte. Renzi s’è premurato ad assicurare che sistemeranno tutto al senato, stiano buonini i magistrati e, soprattutto, circoscritti.

*

Come rilevavo ieri, la suprema corte ha stabilito il diritto dei poveri di avere figli come i ricchi. Il quesito – prodotto del pensiero di classe – dal quale ha preso avvio la decisione dei giudici può essere grossomodo tradotto: come farebbero i figli dei ricchi se non ci fossero i figli dei poveri?

A tale riguardo, la posizione della Chiesa cattolica è quella dei signori della proibizione al loro crepuscolo, ossia quella di una dottrina che soffre dell’immobilismo agrario in cui è nata. Nonostante gli sforzi dei suoi capi clown, il mito e gli dei finiscono insieme al predominio agrario e la Chiesa va in pezzi in uno spettacolo screziato di sincretismi.

Non è più Dio a prendere forma umana, ma la merce.


La civiltà della merce non vuole superare la bestialità, la socializza. Ecco che gli unici godimenti della vita sono quelle soddisfazioni che si sfogano e si reprimono, ossia quei godimenti che s’invischiano nella crapula, nell’ubriachezza, nelle droghe, nello stupro, nell’arte di tormentare i propri simili. Non sarà un caso che s’è perso il concetto stesso di festa, e da molto tempo.

mercoledì 11 giugno 2014

Di quelle cose di cui molti parlano e che non interessano (quasi) nessuno


La costituzione approvata e promulgata nel 1947, dopo il fascismo, la guerra, Yalta e il prevalere delle forze conservatrici cattoliche, ossia date le circostanze, non poteva essere più di ciò che è. Oggi ne misuriamo tutta la sua inadeguatezza, la sua astrazione, la sua contraddittorietà, anche sul piano formale, laddove enuncia principi e subito dopo li revoca nei richiami alle “leggi” (comprese quelle che decenni dopo, quando va bene, vengono dichiarate incostituzionali). E, del resto, è una costituzione fatta su misura per conciliare, in qualche modo, il conflitto sociale, anzitutto quello tra proprietari e schiavi, tra espropriatori ed espropriati (*). Quando un uomo per vivere è soggetto al capriccio del caso, ossia alla volontà di un altro uomo, che altro è se non il suo schiavo? Può un diritto fondamentale come quello del lavoro, di cui tutti gli altri sono conseguenza, avere un presupposto reale più contraddittorio di questo?

martedì 10 giugno 2014

Dell'inconsapevolezza storica e dei sui ridicoli drammi


Ho letto il decalogo di Gilioli.  Interessante il secondo ammonimento:

Ricordo ancora le assemblee pubbliche di fine 2012 in cui le telefonate di Ingroia dal Guatemala venivano accolte come apparizioni divine: lasciamo stare com’è finita. A questo giro abbiamo attribuito un ruolo taumaturgico e resuscitatorio a Barbara Spinelli. Con i risultati che si sono visti, anche qui, nelle scelte e nelle pratiche. No, non funziona così.

Dopo le prossime elezioni (2015 o 2016?), Gilioli avrà modo di allungare il suo brodo. Uno dei tanti esempi d’inconsapevolezza storica che produce i medesimi effetti e ridicolizza questi bravi ragazzi che vogliono mostrare di crederci ancora. Delle conseguenze naturali di tale inconsapevolezza e dell’improvvisazione che l’accompagna, traggono vantaggio tutte le forze associate nel mantenimento dell’ordine capitalista.


Quando riscopriremo la storia, il senso dell’intervento possibile sulla storia e il senso dell’avvenimento irreversibile che possiamo darle? Quando ritorneremo a fare una critica senza concessioni di questo sistema e delle sue illusioni di permanenza eterna? E di tutte le sue alienazioni, a cominciare da quella elettorale e delle relative falsità che ci ammorbano?

Ricardiani ortodossi e asini integrali


Qualcuno, molto recentemente, ha fatto una scoperta e, bontà sua, la sta divulgando al popolo della rete e pure a quello televisivo. La scoperta in sé è molto semplice, come tutte le grandi scoperte, e dice che laddove aumenta la disoccupazione diminuiscono i salari. Però tale scoperta viene presentata anche nel suo lato pratico oltre che teorico:  ossia, l’aumento della disoccupazione indica che le retribuzioni debbono scendere per tornare in equilibrio. Che bel concetto quest’ultimo, l’equilibrio! Da qui in poi sfogo alle digressioni su salari alti e bassi, e sulla necessità di contratti di un certo tipo per raggiungere l’agognato “equilibrio”.

lunedì 9 giugno 2014

Interpretazioni


Sarebbe interessante conoscere l’estrazione sociale dei soldati che sbarcarono 70anni fa sulle coste della Normandia, sapere se erano ben assortiti o se invece si trattava di figli di contadini, operai e impiegati (alcune migliaia i caduti). Sapere per esempio, se e quanti generali sbarcarono con la prima ondata, come mostrano i film americani. A me risulta: nessuno. Certo, c’era anche il figlio di Roosevelt in quello sbarco, con il grado di generale, ed è sepolto nel cimitero americano in Normandia, essendo morto a Sainte-Mère-Église, improvvisamente la sera del 14 luglio 1944, nella sua branda, a causa di un infarto. Fu promosso maggiore generale e concessa la Medal of Honor, massima onorificenza militare.

*

domenica 8 giugno 2014

Date retta, di Venezia e del resto frega un cazzo a nessuno


Scrive oggi il direttore del Sole 24ore nel Domenicale a proposito del Mose, di Venezia e degli scandali:

Se l’Italia vuole cambiare davvero (e va fatto assolutamente) deve dimostrare di avere la forza, alla voce fatti, di chiudere con questo passato. Si accertino ovviamente le singole responsabilità, perché di tutto abbiamo bisogno meno che di processi sommari, ma avendo ben presente che la misura è colma e non c’è più spazio per compromessi e ambiguità di sorta.

Ad ogni tornata di scandali questi sepolcri imbiancati suonano le campane a martello perché “la misura è colma”, puntano il dito contro “le singole responsabilità”, che ovviamente dovranno essere accertate, ma tacciono su tutto il resto, e cioè che questo malaffare è figlio più che legittimo di questo sistema, dell’intreccio politico-economico, non solo italiano anche se forse in Italia è reso più vistoso dal clima politico. Ma guai a parlare di corda in casa dell’impiccato.

Divagando al primo caldo


Quando illustrarono a Napoleone le potenzialità della navigazione a vapore, questi convenne sul fatto che ciò avrebbe cambiato il mondo. Non più soggetto al capriccio dei venti, il controllo del movimento delle navi avrebbe rivoluzionato il trasporto via mare e pure l’aspetto bellico. La prima nave a vapore in Europa fu varata nel 1812, ma nei lunghi fiumi del Nord America i battelli a vapore erano già una cinquantina; nel 1819 si ebbe la prima traversata atlantica e nel 1838 fu costruito il primo transatlantico in ferro. Un cambiamento epocale, davvero.

L’Inghilterra era ben fornita del carbone necessario per le caldaie delle navi, e pure la Germania ne era produttrice. Per costruire le grandi navi da guerra era necessario l’acciaio, nel 1910 l’Inghilterra ne produceva 7,8 milioni di tonnellate, ma il secondo Reich la surclassava con 17,6 milioni. Fu in quei decenni prima del grande conflitto, a cavallo tra i due secoli, che si accese la contesa marittima tra l’Inghilterra e la Germania. Se quest’ultima voleva avere un ruolo mondiale e non solo regionale, doveva per lo meno controbilanciare la potenza inglese sui mari. La dottrina del Mahan non era che una presa d’atto di tale situazione.

sabato 7 giugno 2014

Favoletta


Tutti (o quasi) abbiamo letto Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi, ma pochi si sono presi la briga di leggerlo bene, soprattutto la parte IV. Il romanzo, oggi molto citato, non fu accolto bene da una certa intellighenzia e tuttavia fu premiato con lo Strega, quando questo premio contava qualcosa. La frase più celebre e citata del romanzo è questa: “Se vogliamo che tutto rimanga com’è bisogna che tutto cambi”, pronunciata dal giovane Tancredi in risposta allo zio che gli obiettava che un Falconeri doveva essere per il Re. La famosa frase, che sta all’inizio del romanzo, inizia così: “Se non ci siamo anche noi, quelli [i garibaldini] ti combinano la repubblica”.

venerdì 6 giugno 2014

Anniversari



Tra quei soldati americani, inglesi e canadesi, erano moltissimi i ventenni che settant’anni fa sbarcarono in Normandia. Chi tra questi in quel fatidico giorno avrebbe potuto credere che il generale tedesco Hans Speidel, in qualità di capo di stato maggiore del Gruppo d'armate B, direttore delle operazioni di difesa e contrattacco sul Vallo Atlantico, in assenza di Rommel, solo 13 anni dopo sarebbe diventato il comandante in capo delle forze di terra NATO in Europa centrale?

Cartoline



Servono di memoria, teniamocele in archivio queste cartoline della nuova istanza estetica con cui i media rendicontano la politica, un giorno non molto lontano potremmo accostarle nostalgicamente a quelle della trebbiatura.


giovedì 5 giugno 2014

Alta marea di merda


La Costituente, nel 1946, era guidata dall’esigenza di progettare una Carta eticamente, moralmente, socialmente, umanamente avanzata e che fosse d’impedimento al ritorno della dittatura e della barbarie. Considerati l’oggetto e le sue possibilità, già allora questa esigenza poteva considerarsi troppo alta e soprattutto si rivelò patetica poiché non teneva conto dei reali rapporti sociali, oltre al fatto che si decise di riconoscere, nei suoi principi fondamentali, un trattato internazionale stipulato dal fascismo con tutte le conseguenze che sappiamo.

Non potendo scrivere che “il lavoro è soggetto anzitutto alla legge del profitto”, hanno preferito restare sull’astratto: “la repubblica è fondata sul lavoro”. Sapevano benissimo che la sovranità di un popolo è nulla laddove l’economia è in mano a un’esigua minoranza, ma dovevano pur dare una giustificazione democratica al nuovo potere. A quel punto non potevano evitare l’ipocrisia di affermare che “la stampa è libera”, ben sapendo che i giornali sono dei padroni. Tutto il resto, come si vede, è conseguenza.

mercoledì 4 giugno 2014

Mentre loro cercano la "formula magica"


Penso a quei ragazzi e ragazze, a quegli uomini e donne, a quel 46 per cento di giovani che non hanno un lavoro e forse un lavoro non precario non l’avranno mai. Se il problema sociale grave è dunque la mancanza di lavoro e la disoccupazione, il dato politico più vero è il modo in cui vengono illusi questi giovani – essendo in maggioranza tenuti all’oscuro di ciò che realmente accade – sia da chi governa e sia da chi dice di opporsi, promettendo “crescita” o un sussidio, un’elemosina comunque denominata.

Finché permane questo sistema economico, e finché l’iniziativa di questi giovani resterà politicamente immatura, fuorviata e manipolata, di fronte alle reali cause economiche di questa situazione e alle scelte politiche che la favoriscono, lo stato di cose non muterà e anzi è destinato ad aggravarsi pericolosamente. E questa non è una mera congettura, ma un fatto analizzabile scientificamente e pure evidente in modo empirico nei suoi effetti.

*

martedì 3 giugno 2014

Perché Renzi non riesce più a scoreggiare


Ci sono due notiziole per Renzi, ma non credo che lo scuoteranno più di tanto. La prima notizia “arriva dall’Europa” (deve trattarsi di un continente altro rispetto all’Italia) e dice che c’è bisogno di altri tagli e aumenti di tasse. La seconda arriva dall’Istat e l’abbiamo letta tutti a riguardo della disoccupazione. È poi in arrivo la Tasi, forse un nuovo aumento dell’iva per l’autunno, la tanto annunciata riforma del catasto che non sarà indolore per nessuno, eccetera. Soprattutto s’è capito che per il prossimo anno di 80 euro il mese di taglio Irpef non se ne parla, altro che estenderli ai pensionati. Quando la gente vedrà la busta paga alleggerirsi di 80 euro non credo che la prenderà bene. Oh, proprio no.

*

Un paese che non ha vergogna


L’immagine è quella del palco, il due di giugno, lì dove stanno i rappresentanti delle istituzioni, a cominciare dal presidente (*), classe di ferro quella del 1925, poi le pronipoti sorridenti, i generali. Costo della parata: 2 milioncini di euro, circa 30% in più del 2013. E, lontano, in un'altra città, in un’altra piazza, sotto un altro cielo, stanno i costituzionalisti e giornalisti famosi a difendere la Carta. I fascisti (ex, fanno dire agli altri), invece, stanno dappertutto, anche sul palco presidenziale, improvvisati fotografi. Nonostante le finte epurazioni e il divieto di ricostruzione del partito, loro ci sono sempre stati.

Manco s’erano raffreddate le macerie della guerra, e loro, nel 1946, rifondavano il fascismo, chiamandolo Movimento sociale italiano. Nelle sedi delle istituzioni italiane li trovavi dappertutto, e non in posizioni defilate. I loro nomi oggi in gran parte non dicono nulla ai più giovani, promossi o ripetenti che siano, e neanche a molti dei meno giovani.

lunedì 2 giugno 2014

Oggi glielo chiedono gli elettori, domani l'Europa


Vi terrò informati, scrivevo a cinque giorni dalle elezioni, soggiungendo: ad ogni ora.

Conosco i miei polli, soprattutto quelli delle liste del fantasioso amalgama di “sinistra”. Di turno c’è la Tsipras, una lista di sinistra seria e moderata cui sta accadendo di recitare la solita commedia il cui finale, c’è da scommetterci, sarà spettacolare, come lo scoppiare di una rana che s’è gonfiata al quattro per cento.

Scrivevo: La signora Spinelli si oppone con forza alla ventilata confluenza nell’Europa renziana, se non altro per pudore, ma diamole tempo per riflettere.

Una prima riflessione è già arrivata a otto giorni dal voto: pare la signora abbia cambiato idea, non lascia più il seggio al secondo di lista come aveva annunciato prima delle elezioni, come invece ha fatto, mantenendo fede alla promessa, Moni Ovadia.

Non che sia obbligatorio, per carità, mantenere fede a un impegno preso con gli elettori, i quali hanno del tenero per le illusioni. Ed è uno stronzo chi adombra chissà quali sospetti. La signora, con un cognome così, viaggia ben sopra alle umane miserie, e il suo mestiere, ben si sa, è un mestiere libero.

Dice: “Non ho ancora deciso, sto avendo molte pressioni dai miei elettori. Ho ancora delle riserve”.

Riserve? Sentite: “La verità è che daremo la nostra battaglia a tutti i livelli con Alexis Tsipras e con la sinistra europea”. Qui è l’entusiasmo per la lotta che parla, una sana ambizione che si accende, diamone atto. Essa non sceglie più da sé la propria condizione, ma è incalzata dagli elettori a quell’attività dove può eccellere e realizzare le proprie idee affinché la UE possa cambiare.

A Bruxelles sono preoccupati, anzi terrorizzati.

*

Leggo sul blog di Grillo: “Senza un meccanismo di elezione anti-broglio le elezioni non hanno più senso”. Si riferiscono alle ultime elezioni, in Italia. Scrivevo giustappunto ieri: Si è passati dalla categoria politica a quella clinica. Oggi preciso: psichiatrica.

  

Alcune cosucce che non si dicono più


La società capitalistica è la più avanzata finora esistita, ha prodotto uno sviluppo delle forze produttive inedito, una ricchezza per quantità e varietà senza precedenti, e tuttavia oltre il 90 per cento della popolazione mondiale non possiede nulla, salvo, quando va bene, un tetto sotto cui dormire e ovviamente le proprie braccia per lavorare.

Anziché utilizzare tale ricchezza e potenzialità per fini sociali, questo sistema economico produce un movimento inverso di limitazione e distruzione delle risorse materiali e umane. Altro problema fondamentale è l’aumento generalizzato della disoccupazione, destinato ad aggravarsi, e tuttavia anziché ridurre la giornata lavorativa, l’intensità dello sfruttamento e rimodulare l’organizzazione del lavoro, si tende a precarizzare ancor più il lavoro e aumentare lo sfruttamento poiché ciò consente l’aumento dei profitti, ossia un’ulteriore afflusso nelle stesse tasche di altra ricchezza. Tutto ciò non dipende esclusivamente, come vorrebbero farci intendere i chierici del sistema, dall’egoismo umano, ma anzitutto dalle leggi immanenti su cui poggia il capitalismo.

domenica 1 giugno 2014

Come un croupier


Va notato che Renzi Matteo da una settimana non riesce più a scoreggiare come prima delle elezioni, in troppi gli tengono la lingua sul buco del culo. Anche Eugenio Scalfari – e la cosa non sorprende – sta lavorando di saliva, arrivando a dire che Renzi Matteo “ha un innato senso della politica, cioè una visione del bene comune”. Quando ci si fa adulare dai ricchi, si ha tutto del lacchè. Dunque, dice il filosofo, per fortuna ha vinto Renzi, in tal modo sventando “il pericolo per la democrazia italiana e per l’Europa” rappresentato da Grillo!