sabato 12 luglio 2014

Monopoly


Il futuro di ogni cosa è già in corso.

Georges Clemenceau, anima arida e spirito cinico, fu convinto di poter depotenziare la Germania limitandone il vigore economico, sottraendole territorio e popolazione. Seduto su una grande poltrona di cuoio, ammirando compiaciuto i suoi inseparabili guanti grigi di pelle scamosciata, pensava di poter stabilire un certo equilibrio di forze e capacità tra la Francia e la Germania, ossia di poter garantire per alcune generazioni la pace in Europa mettendo i tedeschi economicamente fuori gioco. In alternativa a questa sua idea c’era solo un’altra strada per la pace, ma per un francese della sua epoca – per non dire poi di un politico inglese di ogni epoca – si sarebbe trattato di un’alternativa inaccettabile e che solo le mutate circostanze geopolitiche avrebbero imposto come necessità tre decenni dopo. Egli fu uno dei maggiori responsabili di quanto accadde nella fase immediatamente successiva, insieme a quella nullità presbiteriana di T.W. Wilson (un altro inconcludente Nobel per la pace). 



Oggi che sta finendo la seconda età felice europea, la Germania è senza dubbio la più grande potenza economica continentale, la nazione più vasta e popolosa, il paese socialmente e politicamente più coeso, meglio organizzato e più efficiente, con propria strategia di approvvigionamento energetico e capace di un’iniziativa estera autonoma. Da questo punto di vista non si vede per quale ragione la Germania non dovrebbe agire come quella superpotenza che essa è, tanto più che può imporre al resto d’Europa – grazie all’euro – una politica monetaria che le consente di mantenere un forte tasso di cambio a vantaggio del proprio surplus, contenere la concorrenza degli altri paesi europei e favorire i costi delle sue importazioni.

Non dunque gli accordi sul carbone e l’acciaio, non semplicemente l’unità del mercato europeo e nemmeno di per sé la moneta unica, hanno potuto garantire la pace in Europa, quindi la possibilità di disinnescare le periodiche tensioni tra la Germania e gli altri paesi – in primo luogo la Francia e l’Inghilterra –, bensì tutte queste cose insieme che la Germania ha saputo perseguire e sfruttare in modo impareggiabile al fine di stabilire il suo ruolo egemone nel continente e di competitore di livello mondiale.

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Per uno Stato in forte ascesa, in Italia ce ne sono due in declino. Infatti, nonostante il suo dichiarato e ottimistico impegno dal lato del rinnovamento della Chiesa, il Papa in carica non riuscirà, per l’opposizione interna e per altre intrinseche ragioni, a concludere un bel nulla. Non farà quella riforma rivoluzionaria che sola può superare uno dei due fondamentali motivi della crisi della Chiesa, ovvero l’abolizione del celibato ecclesiastico. Semmai ci vorrà ancora del tempo e condizioni ancor più straordinarie. Sull’altro motivo di crisi, né lui né altri possono fare alcunché, nonostante il grosso accumulo di preghiere.
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Per quanto riguarda il resto, nell’indifferenza quasi generale, si sta discutendo da mesi su come liquidare il Senato e sostituirlo con qualsiasi cosa purché i suoi componenti siano decisi dai partiti. Basterà dunque, con la riforma della legge elettorale che riguarda la Camera, una maggioranza assai risicata per diventare padroni di tutto il monopoly. A noi lasceranno solo le ferrovie locali, gli imprevisti, le prigioni e naturalmente i debiti.



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