mercoledì 29 ottobre 2014

Fascisti in camicia bianca


Leggevo ieri mattina, in biblioteca, sul Corriere queste cose scritte da Francesco Piccolo:

La questione è se imboccare davvero la strada del riformismo; e cioè fare e non invocare riforme. Perché le risposte nella pratica sono sempre negative? Com’è possibile che ogni proposta di riforma riesce ad acquietare la sinistra e l’intero Paese solo se alla fine non se ne fa nulla? (Ed è ovvio che non stiamo entrando nel merito di ognuna, adesso). L’Italia ha una doppia anima reazionaria. È reazionaria perché è conservatrice: una larga parte del Paese non vuole cambiare nulla (non vuole nemmeno che tutto cambi affinché nulla cambi; non vuole cambiare e basta); ed è reazionaria perché è vittima, a sinistra, del sentimento di sconfitta dei rivoluzionari. La rivoluzione non c’è stata, o è stata persa. E tutti i reduci e i postumi della rivoluzione sono diventati reazionari: poiché il cambiamento non è stato radicale, ogni forma di cambiamento è insufficiente. È questa la frase che sentiamo sempre in questi mesi per le varie proposte: insufficiente. Sentiamo anche: peggiorativa, sia chiaro. E quando è peggiorativa, bene, se ne può discutere, si può combatterla; ma quando è insufficiente, bisognerebbe mettere in atto la vera rivoluzione in questo Paese: fare riforme insufficienti. Forse, il riformismo è esattamente questo: attuare una serie di riforme che riempiano man mano la distanza tra il punto di partenza e un punto di arrivo soddisfacente. In mezzo, c’è un cambiamento che avrà un cammino sempre meno insufficiente.



Solo alcune parole in merito a simili cazzate sparate a tutta pagina da un tizio che vive in una situazione diversa da quella delle persone comuni. Di quale cambiamento si tratta finora? Noi vediamo che questo cambiamento anziché risolvere le vecchie polarizzazioni sociali le ha aggravate, indiscutibilmente, a cominciare dalla nuova povertà di massa, la concentrazione delle ricchezze in poche mani come forse mai in epoca recente, una disoccupazione, specie giovanile, che sta già producendo effetti sociali devastanti. E dunque invece di ridurre e tendere ad annullare queste divaricazioni che cosa si propone il riformismo neoliberista? L’abolizione, per esempio, delle residue tutele sul lavoro per poter procedere a licenziamenti di massa, a nuove assunzioni senza oneri per le imprese, dunque ancora e sempre ulteriore precarietà.

Si tratta di un cambiamento, quello invocato, che ha un’unica direzione generale di marcia, ossia quella di diminuire i costi, dunque anzitutto salari e tutele del lavoro, per aumentare i profitti. Di tagliare la spesa sociale, di privatizzare i servizi e i beni pubblici, non tanto per eliminare sprechi e parassitismi, ma per imporre un nuovo ordine sociale che ha come unico scopo il lucro e il furto. Non c’è ancora abbastanza flessibilità salariale, ci dicono ormai da trent’anni in qua, non abbastanza flessibilità del mercato del lavoro, non c’è abbastanza precarietà, non ci sono abbastanza esodati e disoccupati, c’è ancora troppo “diritto al lavoro”. Al termine dei mille giorni – ha detto Renzi alla Camera – “il diritto al lavoro non potrà essere quello di oggi”. Insomma, fascisti in camicia bianca, spiegatevi chiaramente: che cosa volete ancora e di più, quaranta tipologie di contratto non vi sembrano sufficienti?


Oggi siamo giunti realmente al punto in cui non è più possibile risolvere alcun problema senza risolverli tutti, a cominciare dalla contraddizione fondamentale che sta in radice: la produzione sociale della ricchezza e la sua appropriazione privata da parte di pochi individui. Questione difficile, anzi impossibile da risolvere? Questo sì che è un alibi bello e buono per continuare a “riformare” la vita della gente gettandola nella disperazione. E tuttavia nella situazione in cui siamo mi rendo conto che ciò possa apparire ai più come un obiettivo utopistico, che le priorità in una fase come questa siano altre. Continuiamo con la tattica, lasciamo la strategia alla borghesia, di sconfitta in sconfitta verso un futuro radioso passando per un presente di merda.

5 commenti:

  1. Scintilla

    http://tv.ilfattoquotidiano.it/2014/10/29/ast-landini-governo-chieda-scusa-agenti-hanno-caricato-lavoratori-slogan-del-cazzo/306362/

    Ciao, oggi è proprio una bella giornata

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  2. http://tv.ilfattoquotidiano.it/2014/10/29/ast-landini-governo-chieda-scusa-agenti-hanno-caricato-lavoratori-slogan-del-cazzo/306362/

    Toh, ora che le prende pure lui, si rende conto con chi ha a che fare?
    La speranza è ultima a morire.

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  3. scusa dimenticavo firma,gianni

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  4. Che dire poi della sintassi dell'articolo citato?
    So che non è questo il punto ma sembra che nemmeno vogliano aiutarci a capire cosa realmente sta accadendo in questo paese martoriato.
    Io cercherò in tutti i modi di spingere i miei figli a lasciare l'Italia, sperando non per poi ritrovarli a fare i camerieri a Londra.
    Nulla contro i camerieri beninteso...
    Roberto

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    1. Mi spiace...ma se non camerieri a londra, a raccogliere frutta in australia e nuova zelanda. O credi ancora alle favole dei giornali padronali che raccontano solo di quell'uno per mille che ce la fa?

      Comunque, buena suerte, ciao gianni

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