domenica 14 dicembre 2014

Non è di consolazione


Ogni epoca si pone i problemi che può risolvere, questa è la sola attenuante che possiamo concederci. La speranza di aver finalmente, almeno da un certo parallelo in su, sconfitto la miseria secolare e le più dure condizioni dello sfruttamento capitalistico, ha alimentato la nostra illusione che il grado di benessere e di sicurezza sociale raggiunti fosse dato per sempre.

Questa illusione s’è accompagnata inevitabilmente ad altre, innanzitutto quella secondo cui la rappresentanza parlamentare di “sinistra” perseguisse effettivamente gli interessi delle classi sociali subalterne, quando invece il massimo risultato raggiunto da queste consorterie, tra mille oscillazioni, era quello di rendere compatibili certe dirompenti istanze sociali con i margini concessi dall’accumulazione capitalistica, mettendo tutto il resto in attesa degli eventi e in conto al debito pubblico, cioè alle generazioni future.

Più che una speranza è stata un’illusione, più che un’illusione è stata una furbata. Mettiamola così.

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Noi viviamo in un’epoca che per certi aspetti ricorda quella superficiale della vigilia del 1914, in cui è del pari assente non già il presentimento di generiche minacce, siano esse scatenate da eventi naturali o bellici, bensì la consapevolezza della gravità e incombenza reale di tali minacce. S’è persa memoria del recente passato, e con essa s’è estinto il senso di tragedia e di ammonimento che quel passato porta con sé. E ciò corrisponde, se la stupidità raggiunta non ci impedisce di comprenderlo, a una precisa operazione politica.

Non siamo più tanto sicuri delle magnifiche sorti e progressive del sistema, e tuttavia, di fronte ai fatti, resistono interpretazioni che con i fatti stessi non trovano alcuna corrispondenza. A cominciare dall’illusione che con le opportune risposte politiche sarebbe possibile trarsi da queste situazioni prima che esse precipitino in catastrofi.

Non sappiamo distinguere ciò che è un prodotto della nostra coscienza da ciò che invece è la realtà effettiva, quello che riguarda le nostre aspettative da ciò che invece è necessario e possibile, per non dire poi della sproporzione tra la base morale del potere e l’esempio virtuoso di cui c’è urgente bisogno. Cinque anni fa, all’apertura di questo blog, scrivevo:

La quantità di tutto ciò che questa società ci impone e ci infligge ha già superato la soglia oltre la quale ogni equilibrio faticosamente costruito viene rotto con violenza. Oggi siamo giunti al punto in cui non è più possibile risolvere nessun problema senza risolverli tutti. Resta il fatto che i cocci della sinistra dei paesi occidentali sono sempre pronti a farsi raggirare da tutte le propagande di scarto. E questo succede ad ogni cambio di stagione.


L’ultimo lustro ha abbondantemente confermato questa banale premonizione. Ma non è di consolazione.

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