mercoledì 18 febbraio 2015

Dimenticato da un pezzo


Il torto dei conservatori è di non voler cambiare nulla; quello dei riformisti di credere che il capitale si commuova per le loro idee.

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Sostiene il neopremier greco che la questione del debito “è politica”. Non ci faremo ricattare, grida ora Tsipras, con sprezzo del ridicolo e applausi dalle piazze. Possibile che uno con il suo curriculum di studi non sappia che il processo di mondializzazione ha reso le nazioni più deboli mere colonie del capitale? Certo che lo sa, ma spera di ciurlare ancora nel manico. Non c’è più trippa per gatti gli hanno risposto in coro le volpi di Bruxelles e i lupi di Berlino.

Qual è lo scopo del capitale? È questa la domanda fondamentale che ogni buona coscienza borghese dovrebbe porsi mentre siede a pranzo. Il progresso dei popoli e il benessere delle persone? Stupidi. Credevano bastasse possedere un bancomat per far parte del club? Pensavano di poter competere nell’arena europea e internazionale senza risolvere i nodi strutturali dell’economia e della società greca? La moglie ubriaca e l’urna elettorale piena, come in Italia? Ha dunque ragione Giuliano Ferrara, che un’occhiata a Marx in gioventù gliel’ha pur data, quando scrive che quelli che vogliono salvare il capitalismo dai capitalisti tifano Tsipras.

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Chi ha inteso il ciclo delle guerre mondiali e il confronto tra superpotenze come una faccenda di bandiere e ideologie ha motivo oggi di ricredersi. E tuttavia c’è ancora chi guarda alle vicende che abbiamo sotto gli occhi come a delle guerre di religione o di sacra difesa dei confini nazionali. Perciò vorrebbero mandare la nostra gioventù in Libia a far la guerra ai tagliagole in modo convenzionale, magari risparmiando sui colpi e la benzina. L’Afghanistan, l’Iraq, la Siria e la Libia non hanno insegnato nulla. Ah, e il Vietnam è stato dimenticato da un pezzo.



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