martedì 24 febbraio 2015

Quel giorno che Napoleone s'inventò l'Fbi


Nel famoso cimitero parigino del Père-Lachaise (merita una visita) c’è un monumento funebre in bronzo tra i più curiosi da vedersi. È opera di Jules Dalou (ammetto che non lo conosceva) e ritrae a grandezza naturale (e forse un po’ di più) tale Victor Noir, pseudonimo di Yvan Salmon (1848–1870), un giornalista francese noto per essere stato assassinato, a gratis, da quel pazzo furioso e pluriomicida che fu Pierre Napoléon Bonaparte (1815–1881), nipote di Napoleone I.

La statua ritrae il poveretto, supino su una lastra di pietra, vestito di tutto punto, con marsina e il cappello rovesciato al suo fianco, così come lo devono aver visto subito dopo l’omicidio. E però la statua di Victor presenta un particolare a motivo del quale, per un certo periodo, fu necessario cintare il luogo per impedire che le signore andassero a toccare proprio quella protubérance de son entrejambes. Si dice che toccare quella protubérance porti bene, favorisca anche la fertilità femminile. Chissà, può darsi sia vero.

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Com’è strano il caso, imprevedibile, ben sappiamo. Chi mai sospetterebbe che a fondare nel 1908 quello che in seguito fu chiamato Federal Bureau of Investigation (FBI) sia stato il nipote del fratello minore di Napoleone Bonaparte? Tra l’altro, quest’ultimo, portava il nome del primogenito di famiglia, morto prematuramente. Anche della madre di Napoleone, Maria Letizia Ramolino, di famiglia italiana, ci sarebbe molto da raccontare, per esempio che non volle mai imparare la lingua francese. E ancor di più ci sarebbe da raccontare del suo fratellastro, dunque zio di Napoleone, un cardinale molto importante e al quale, ricordo, Philippe Daverio dedicò una puntata di Passepartout.

Ma torniamo al fondatore di quello che sarà il Fbi, Charles Joseph Bonaparte, che fu anche segretario alla Marina Usa (amministrazione Theodore Roosevelt) e procuratore generale. Egli era nipote, come detto, del fratello di Napoleone I, Girolamo Bonaparte, che fu re Vestfalia (1807 – 1813) e pessimo generale al comando del fratello. Specie nella campagna di Russia ebbe modo di segnalarsi negativamente poiché mancò l’essenziale intervento contro le truppe del generale russo Bagration (di quest’ultimo ho già scritto qui).

Prima di tali eventi bellici, Girolamo Bonaparte ebbe una vita assai spericolata. Recatosi a New York, sposò la figlia minorenne di William Patterson, un ricco commerciante di Baltimora di origini irlandesi, Elisabetta (Betsy) Patterson (1785 – 1879). Il matrimonio tra i due non fu gradito dal fratello Napoleone, il quale provvide di farlo annullare in Francia nel 1805 nonostante fosse già nato a Londra il figlio Girolamo Napoleone, padre appunto del fondatore dell’Fbi.

Ulteriore bizzarria, la vedova del fratello di Elisabetta Patterson, Marianna Caton Patterson, sposò il fratello più anziano di Wellington, il vincitore di Waterloo, Richard Wellesley, 1º marchese di Wellington.


Particolare curioso che riguarda Charles Joseph Bonaparte è che egli aveva avversione per la tecnologia. Viaggiò sempre in calesse e la sua casa di Bella Vista non fu mai elettrificata. Ciò nonostante, anni dopo la morte di Charles, l’abitazione fu distrutta da un incendio a causa di un cortocircuito all’impianto elettrico. Nel frattempo, due contrabbandieri, Peter e Michael Kelly, erano diventati i proprietari dell’edificio.


Eric Frederick Goldman, Charles J. Bonaparte, patrician reformer, Baltimore, Johns Hopkins ed., 1943.

Sidney Alexander Mitchell, A family lawsuit: the story of Elisabeth Patterson and Jerome Bonaparte, New York, Farrar, Straus and Cudahy, 1958.

3 commenti:

  1. Bellissima storia che non conoscevo (quella dell'FBI). Invece sapevo del giornalista accoppato, ma non che ci fosse il suo monumento funerario al Père Lachaise!

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  2. Questa mi giunge proprio nuova. Storia che non conoscevo.

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