giovedì 18 giugno 2015

La battaglia di Mont Saint Jean all'esame di maturità


La maggior parte delle truppe schierate a Waterloo sotto il comando di quello che sarà chiamato il “duca di ferro”, cioè Wellington, non erano inglesi. Inoltre solo pochi degli inglesi presenti sul campo aveva una qualche esperienza di guerra (la campagna di Spagna). Senza l’intervento del feldmaresciallo Blücher con i suoi 45mila prussiani contro il fianco destro francese, l’armata di Wellington non avrebbe avuto alcuna possibilità di una vittoria definitiva.



Si calcola che i francesi abbiano perduto nella battaglia di Mont Saint Jean (così essi la chiamarono) 25mila uomini, tra morti e feriti gravi, 8mila furono i prigionieri e altrettanti i disertori prima che intervenisse il maresciallo Soult a riportare un po’ d’ordine. Soprattutto persero 220 cannoni. Vi erano state poi altre perdite nei giorni immediatamente precedenti, per esempio a Wavre (2.500 uomini). Insomma, complessivamente i francesi persero nel periodo 15-18 giugno 60mila uomini, nondimeno gli alleati guidati da Wellington ne persero complessivamente 55mila. Tuttavia Wellington e Blücher mantenevano sulla carta la superiorità numerica sui francesi, oltre al fatto che questi ultimi avevano avuto la peggio anche in termini di morale e di prestigio.

Ciò nonostante la situazione militare dell’imperatore non era disperata, purché egli continuasse ad avere l’appoggio dell’esercito, della popolazione e del governo. Meno noto è che il maresciallo Soult riuscì a radunare nei pressi di Philippeville più di 55mila uomini dell’Armata del Nord (inclusi i soldati di Grouchy), e alla fine di giugno non meno di 117mila soldati erano disponibili per difendere Parigi dall’avanzata delle truppe alleate provenienti dal Belgio. Non solo, altri 170mila coscritti si stavano addestrando e un altro considerevole numero di uomini presidiava le numerose e importanti fortificazioni tra la capitale e la frontiera.

Da parte alleata, la necessità di tener sotto controllo proprio quelle fortezze del Nord in mano francese riduceva le forze alleate disponibili, per cui dopo aver distaccato le truppe a ciò necessarie Blücher era rimasto con 66mila soldati e Wellington soltanto con 52mila, incluse unità poco affidabili. Questo per quanto riguarda il fronte principale, diversa la situazione per quanto riguarda i fronti secondari laddove le truppe di Suchet, Lemarque, Clausel e del coraggioso Rapp stavano ben contrastando l’avanzata austriaca, ma poco forse avrebbero potuto fare contro la preponderanza numerica delle truppe del comandante austriaco Schwarzenberg. Vero che Dovout fermava Blücher alle porte di Parigi il 30 giugno.

A quel punto Napoleone avrebbe potuto resistere ma fu sconfitto nettamente sul fronte interno, cioè dal mutare delle condizioni sociali e politiche della Francia, così come più in generale dall’esausta Europa che voleva cambiare corso. L’attendeva il Bellerophon, ingannato ancora una volta dai suoi sogni e dagli inglesi.

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All’esame di maturità sarebbe stato interessante vedere la reazione degli studenti se invece delle solite menate su Calvino e dintorni fosse stata data una traccia unica: Il fronte interno francese dopo Waterloo, analogie e differenze con il 20 luglio 1944 germanico. Quali geremiadi si sarebbero levate dagli studenti, quali strilli sul fronte genitoriale, quali doglianze sullo stravolgimento della didattica, e le immancabili polemiche mediatiche.

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