lunedì 20 luglio 2015

«L'innato e storico disprezzo»


In un lungo editoriale di prima pagina su Il Sole 24ore di ieri si leggeva:

L'Europa […] si presenta oggi come una sorta di bazar amministrativo, centralizzato e dominato sia da qualche Stato membro, sia soprattutto dalle opache strutture del Mercato finanziario globale. L'influenza di quest'ultimo ha tolto qualsiasi risvolto democratico alle istituzioni dei vari Paesi membri, la cui politica economica, alla quale è in particolar modo legata quella sociale, è formulata dall'esterno e quindi siamo nel pieno di un'economia eterodiretta alla quale i governi altro non possono fare che obbedire.

Sempre ieri, nel suo consueto sermone domenicale, Eugenio Scalfari scriveva a sua volta:

L'anti-europeismo tedesco si spiega molto facilmente: deriva da un innato e storico disprezzo che i tedeschi nutrono da sempre presso le altre nazioni che convivono con loro nel medesimo continente.

Che non si tratti di un fatto occasionale ma appunto di un innato e storico disprezzo è confermato da questo articolo, soprattutto la sconcertante parte conclusiva, pubblicato da Die Welt, certamente un giornale conservatore ma non apertamente razzista. E ciò serva per farsi un’idea del clima che si respira in Germania, soprattutto presso la borghesia tedesca per poi “discender per li rami”, in relazione alla crisi greca:

“L'idea che i Greci dei tempi moderni si sarebbero comportati come discendenti di Pericle o di Socrate e non come un insieme di slavi, bizantini e albanesi è diventato per l’Europa un dogma”. Poi prosegue: “Gli architetti dell’UE non potevano sottrarsi a questa credenza, e in questo spirito hanno portato nel 1980 l'insolvente Grecia nella barca europea con le conseguenze che possiamo vedere tutti i giorni”.

Si tratta dello stesso disprezzo che si può cogliere a piene mani in rete, contrabbandato per sano e virtuoso realismo. Non voglio nascondermi le gravi e storiche mende delle società meridionali, ma si stia bene attenti perché sotto la patina dell’efficientismo e dell’ammirata disciplina tedesca si nascondono le tare di un’idea di supremazia autoritaria a sfondo razzista che ha provocato fin troppi e ripetuti disastri.

3 commenti:

  1. Cara Olympe,
    messa cosi!mi sembra una partita a scacchi tra etiche,morali ,pregiudizi e l'economia capitalista.
    L'appunto del Sole 24,mi sembra il piu'concreto,vien solo da chiedersi..ma strano ,che non siano riusciti a prevederlo e dire che se ne intendono!!

    caino

    RispondiElimina
  2. Ps-In tutti i casi ,comunque la si guardi,la situazione generale tra crisi economica e come negli scacchi in fase di apertura,ognuno sta posizionandosi per lo scontro ..senza sapere bene come finira' la partita..ancora pero'a mio avviso ha gia'deciso quali pedoni o pezzi minori da sacrificare,infatti nei finali di partita ,anche i pedoni rimasti ,contano,eccome ..

    caino

    RispondiElimina
    Risposte
    1. non tutte le partite a scacchi arrivano al finale, e poi conta la posizione
      ciao

      Elimina