sabato 28 novembre 2015

I segni di un'epoca


La guerra è il campo dell’incerto. I tre quarti delle cose sulle quali ci si basa per agire sono immerse nella nebbia, più o meno densa, dell’incertezza (Carl von Clausewitz).

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Mentre la Turchia, sotto l’ombrello Nato, ossia americano (la Turchia è ben lungi dall'essere uno stato indipendente in termini militari), può compiere le sue vigliaccate sul confine siriano in spregio agli accordi tra la Federazione russa e il Pentagono sui voli sopra la Siria, il presidente Obama ha preso parte a Manila al summit asiatico per la cooperazione economica Asia-Pacifico (APEC) e delle nazioni del Sud-est asiatico (ASEAN).

Obama a Manila era a bordo della nave ammiraglia della marina filippina, il Gregorio del Pilar, e parlando con funzionari e militari riuniti, tra cui il segretario della difesa del paese e capo delle forze armate, ha colto l'occasione per dichiarare ancora una volta il suo impegno per la “libertà di navigazione" nel Mar Cinese Meridionale e annunciare il sostegno di 250mln di dollari per fornire "assistenza alla sicurezza marittima ai nostri alleati e ai nostri partner in tutta la regione”.




L'amministrazione Obama ha sfruttato il motivo della "libertà di navigazione", a migliaia di chilometri dalle proprie coste, come pretesto per intervenire nelle dispute marittime tra la Cina e i suoi vicini, e ciò da quando il segretario di Stato Hillary Clinton dichiarato nel 2010 che gli Stati Uniti hanno un "interesse nazionale" nel Mar Cinese Meridionale. Dove non accampano un "interesse nazionale" i vari imperialismi e segnatamente gli Usa?

La contestazione riguarda le isole Spratly e Paracel, le quali rappresentano per la Cina una linea strategica fondamentale poiché ospitano le più importanti rotte commerciali del mondo, oltre ad essere zone particolarmente ricche di risorse naturali. Gli isolotti non sono “artificiali”, anche se in taluni casi si tratta semplicemente di reef corallino, e sono diversi i paesi interessati alle risorse dell’area (Vietnam, Filippine, Cina, Malesia, Taiwan e Brunei). Attualmente sono numerose le concessioni rilasciate dal Vietnam a compagnie petrolifere occidentali e statunitensi per l'estrazione del greggio. Anche la Cina ha rilasciato delle concessioni alla statunitense Crestone.

Ciò che viene contestato a  Pechino è la realizzazione su una di esse di opere permanenti, quali una pista per aerei, creata quasi sul nulla. Per tale motivo il mese scorso il Pentagono ha provocatoriamente inviato il cacciatorpediniere lanciamissil USS Lassen, entro il limite di 12 miglia territoriali intorno agli isolotti cinesi e facendo sorvolare nei pressi del stessa zona i B-52, bombardieri strategici con capacità nucleare.

La Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare stabilisce che le acque territoriali sono poste a 12 miglia, quelle di sfruttamento economico esclusivo a 200 miglia. La piattaforma continentale è considerata come il naturale prolungamento del territorio di uno Stato, il quale può quindi sfruttarne le risorse minerarie o comunque non-viventi in maniera esclusiva. La piattaforma continentale può superare le 200 miglia nautiche ma non eccedere le 350. Secondo alcune fonti le opere realizzate sulle isolette sarebbero contrarie a quanto stabilito dalla Convenzione.

È necessario ricordare, tra l’altro, che Washington non ha ratificato la Convenzione sul diritto del mare, ossia il trattato internazionale firmato da 164 paesi (anche l’Europa ha firmato e ratificato) che definisce i diritti e le responsabilità degli Stati nell'utilizzo dei mari e degli oceani, le acque internazionali e le linee guida che regolano le trattative, l'ambiente e la gestione delle risorse naturali. Ciò perché gli Usa in tale Convenzione intravedono varie e rilevanti implicazioni sulla governance degli oceani e sul connesso uso degli spazi marittimi oggetto di pretese esclusive.  Un po’ come succede per i trattati vincolanti sul clima, oppure per i Protocolli addizionali di Ginevra del 1977 sul diritto umanitario, o lo Statuto della Corte penale internazionale.

Pertanto abbiamo due teatri di potenziale conflitto generalizzato, quello mediorientale e quello del Mar Cinese Meridionale. Come dimostra l’abbattimento del velivolo russo da parte turca, una provocazione nella lotta tra imperialismi, un incidente o un errore di calcolo da entrambi i lati della contesa potrebbe diventare il fattore scatenante di un conflitto catastrofico tra potenze nucleari, anche se, a dire il vero, a noi europei importa poco e anzi nulla di ciò che avviene lontano dalle nostre discoteche e ristoranti. I nostri giovani devono ballare e bere, divertirsi e non pensare alla politica se non come gossip e satira.


4 commenti:

  1. anche lì situazione intricata, una mappa aiuta a per farsene una idea un poco più precisa:


    http://www.limesonline.com/il-contenimento-della-cina-5/84092

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  2. Pochi ne'parlano,quasi nessuno tenta delle correlazioni nel medio ,lungo periodo....mi viene da ridere.
    Caino

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  3. Per un momento sono investita da un dubbio: visto il breve intervallo di tempo che intercorre tra il summit asiatico a cui Mr Obama ha preso parte ed il Convegno sul clima a Parigi, a cui è arrivato nella notte, .. vi può essere la possibilittà che il Mr mescoli i concetti ? Per dire: ci ritroveremo traffici di CO2 nel mar della Cina e nuove rotte commerciali come soluzione al surriscaldamento del pianeta?

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