lunedì 11 gennaio 2016

Uomini e profeti


Nella nostra epoca vi sono gli analisti, economisti e politologi, che ci informano sui fatti del mondo, spesso senza imbroccarla. E i cosiddetti futurologi, sempre troppo in anticipo coi loro vaticini, o mancando di prevedere ciò che esiste già (vedi internet). Non parliamo poi dei meteorologi e dei loro cugini, i climatologi, sempre in lite a causa dell’orso bianco. Insomma, s’è difficile mettersi d’accordo su che cos’è il presente, sul futuro è Babele.

Anche nel mondo antico c’erano gli esperti, i futurologi, vaticinatori professionali ispirati dalle divinità. È il caso per esempio delle sacerdotesse del santuario greco di Delfi, l’omphalòs del mondo, dove le famose pizie erano al centro di un meccanismo che in teoria avrebbe dovuto aiutare a chiarire le idee in vista delle decisioni più difficili.



Del funzionamento del più prestigioso oracolo dell’antichità sappiamo molto poco o quasi nulla di preciso. Le pizie che si sono succedute si sono portate nella tomba il mistero, per cui si possono fare solo delle ipotesi. La maggior parte delle informazioni ci viene da Plutarco (Moralia), originario di una città non lontana da Delfi, personaggio vissuto tra il Ie il II secolo dell’era volgare, il quale fu uno dei sacerdoti del tempio delfico di Apollo.

Parlo di pizie al plurale poiché esse nei momenti migliori del santuario, vale a dire dal VI al IV secolo dell’evo antico, ma anche in seguito per qualche secolo ancora, erano tre. Due in servizio permanente effettivo e una di riserva. Dovevano essere del posto, appartenenti alle “più solide e apprezzate famiglie di Delfi”, tuttavia non necessariamente nobili. Anzi, la pizia descritta da Plutarco viveva “in modo pio quant’altri mai; ma essendo cresciuta in una famiglia di poveri contadini, scende al santuario sprovvista di ogni arte poetica, di ogni esperienza e talento”.

Come poteva dunque la pizia profetare i suoi responsi in versi o in rima data la sua origine plebea? E qui il ruolo dei sacerdoti del tempio di Apollo che accompagnavano la pizia non è molto chiaro, il che presuppone che almeno in alcuni casi essa venisse “ispirata” dai sacerdoti stessi. Un po’ come accade anche oggi con i nostri politici che si avvalgono degli “esperti” di cui sopra per i loro vaneggiamenti.

Pare ad ogni modo che la pizia entrasse in qualche forma di allucinazione o trance. Su questo punto non ci sono notizie precise, anche se Plutarco precisa, forse con troppo interesse, che la pizia non vaneggia e non farnetica mai, anzi, “si sente calma e serena”. E però lui stesso, ma anche Strabone, menziona lo pnèuma, specie di vento, aria, soffio, respiro, ispirazione, ma non ne descrive l’esatta natura. Lucano, un secolo prima di Plutarco, parla d’inalazioni di vapore come conseguenza del farneticare della donna.

Si sono fatte molte supposizioni al riguardo nel corso del tempo, da ultimo si è riaperto il dibattito sulla presenza di vapori portatori s’ispirazione, grazie ad un esame della geologia di Delfi. Il geologo Jelle De Boer e l’archeologo John Hale hanno pubblicato in anni recenti i risultati delle loro indagini, evidenziando l’esistenza di due importanti linee di faglia che s’incontrano a Delfi esattamente sotto il tempio di Apollo.

Il substrato roccioso su cui insistono i resti del tempio è ricco di spaccature che permetterebbero a piccole quantità di gas di salire attraverso la roccia proveniente dal calcare bituminoso (ricco di idrocarburi) diffuso nell’area. Esaminando sia il travertino che l’acqua sotto il tempio hanno trovato la presenza di etano, metano ed etilene (si usava negli anni Venti come anestetico).

In un ambiente chiuso quale l’àdyton del tempio, queste esalazioni avrebbero indotto in uno stato piacevole e disincantato, simile alla trance, la pizia, che di conseguenza avrebbe dato risposte farneticanti e insensate alle quali dovevano poi trovare un senso i sacerdoti che la circondavano. La credulità popolare, e non solo quella, è stata circuita in ogni tempo, dapprima con la religione e oggi pure con la politica, i media, le banche e i broker delle borse.


A riguardo della pizia v’è da dire che già Diodoro Siculo narrava la storia di un capraio che notò che i suoi animali, quando si avvicinavano a un certo buco sul versante della montagna, cominciavano a stridere e a saltare intorno. I caprai reagivano allo stesso modo avvicinandosi e cominciavano anche loro a profetizzare, cioè a dar di testa. Per tale motivo gli abitanti di Delfi pensarono bene di aprire una Međugorje ante litteram con tanto di tariffa e di agenda delle prenotazioni. Poi anche fonti romane tardo antiche, spesso antipagane of course, mangiarono la foglia, anzi, sentirono l’odore dolciastro di etilene.

2 commenti:

  1. Bellissimo questo articolo di "alleggerimento"... Distrae e interessa nel contempo. Complimenti, come sempre...
    Ps.: mi auguro vivamente tu abbia recesso dall'intendimento di chiudere...come mi intratterrei al mattino sbocconcellando la fetta di pane tostato ?
    Un abbraccio
    Giorgio

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    1. non è mia intenzione rovinare la prima colazione agli amici. ciao

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