sabato 5 marzo 2016

La tendenza


Il governo cinese ha annunciato licenziamenti di massa nelle imprese di proprietà statale, in particolare quelle del carbone e dell'acciaio, ma anche in altre industrie di base. Per eccesso di capacità produttiva, sostiene il premier Li Keqiang. La produzione di acciaio stimata è passato da 132 milioni di tonnellate nel 2008 a 327 milioni nel 2014, ossia tre volte il Giappone, secondo più grande produttore mondiale. Si tratterebbe – secondo il ministro del welfare Yin Weimin – di 1.800.000 lavoratori, 500mila della siderurgia e 1,3mil. delle miniere.

Un comunicato dell’agenzia Reuters, martedì scorso, sulla base di fonti governative anonime, rilevava che il governo sta progettando di tagliare la capacità produttiva in ben sette settori, tra cui cemento, vetro e cantieristica navale, per complessivi sei milioni di posti di lavoro in meno nei prossimi tre anni. La produzione di cemento è quasi raddoppiata, da 450 a 850mil. di tonnellate, mentre la raffinazione del petrolio è balzata da 77 a 230 milioni di tonnellate, la produzione di vetro piano è passata da 76 a 215 milioni di t.

Secondo dati ufficiali cinesi la disoccupazione sarebbe al 4 per cento, ma alcune stime, come quelle fornite da parte del National Bureau of Economic Research, pongono la cifra reale vicino al 10 per cento. Quale che sia la verità su tutte queste cifre, di significativo c’è la tendenza. Il deflusso di capitali sta facendo il resto, non solo in Cina, ma anche negli altri paesi del gruppo dei cosiddetti Brics. Un esempio di rilievo è quello del Brasile, con un calo del Pil pari al 3,8 per cento nel 2015, ma che sta accelerando, con un meno 5,9 per cento nel quarto trimestre dell'anno rispetto a un anno prima.

Grandi mutamenti s’annunciano in tutto il globo nel prossimo futuro, e sarà un peccato non poterli vedere (o una fortuna?)


4 commenti:

  1. cara Olympe,
    è una domanda che mi pongo spesso anch'io.
    Ma credo che siamo in pochi a porcela, in genere sono tutti intenti a giocare al superenalotto.
    Di positivo v'è solo che si odono meno chiacchere da Bar in giro.
    Che so ,così a naso, penso di intravvedere una certa mestizia in giro.

    caino

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    1. quelli sono è il luogo e l'età...
      la mostruosa vitalità del Capitalismo rimane inalterata e c'è da averne paura

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  2. Cara Olympe,
    veramente , "mi sovvien" che questa tua domanda, varrebbe la pena esporla alla valanga di Economisti che pullulano i Media nostrani.
    Le linee di tendenza , sarebbero questi "scienziati" a dovercele illustrare , mentre la loro tendenza è quella di fare i conti della "giornata" come un qualsiasi droghiere.
    Proprio in questi giorni mi è capitato tra le mani un vecchio opuscolo di Terenzio Cozzi , presentato al convegno degli storici del pensiero economico tenuto a Bari nel giurassico superiore, Maggio 1972.

    Sintetizzo : Economisti classici e Marginalisti.
    ..I classici distinguevano tra le leggi della produzione e quelle della distribuzione (appropriazione),per bocca di J.S.Mill che le prime derivano da condizioni tecniche ed hanno la natura delle leggi della fisica, mentre le seconde sono in parte opera umana e dipendono dalle istituzioni, dalle leggi e dalle consuetudini vigenti in un certo paese ad un certo momento. I Marginalisti invece derivano dalle leggi della produzione, quelle della distribuzione e, consapevolmente od inconsapevolmente, tendono a presentare quest'ultime come "eque" dal momento che stabiliscono che a ciascuno venga dato secondo il proprio "contributo" (come sopra definito) all'attività produttiva....."

    Dopo i marginalisti vennero i monetaristi, e poi i Keynesiani, e poi una grade confusione regna sotto il cielo delle scienze economiche ..

    Ovviamente ho lasciato fuori L'ubriacone di Treviri,in attesa che questa scienza economica moderna ,confuti le SUE linee di tendenza.
    In attesa , con mestizia, un sorriso sarcastico mi spunta sulle labbra.

    caino

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  3. i primi, pochi per ora, cinesi espulsi dal ciclo produttivo e non si ha idea se riusciranno a deviarli verso altri rami produttivi, e in cina non c'è welfare

    quello che è certo è che non potranno tornare ai rapporti sociali precedenti. in questo ventennio c'è stata (per quel che si riesce a sapere) lotta operaia economica, per lo più attraverso i sindacati ufficiali, per quella politica immagino si agiti ancora lo spettro di Tienamen

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