giovedì 23 febbraio 2017

Contraddizioni 4.0



Alessandro Gilioli, con la sua concretezza abituale, si pone delle domande partendo dalle delle considerazioni che in parte riporto:

[…] accadrà che altre tecnologie - altre app, altri sensori, altri robot, altri outsourcing, altre intelligenze artificiali - renderanno altrettanto obsoleto quello che facciamo noi, cioè il nostro modo per portare a casa un reddito. Ci saranno soluzioni più soddisfacenti per i consumatori di quanto siamo noi, a un costo minore. Nessuno, fuori, ci rimpiangerà.

Ecco: allora, a quel punto: ci sarà qualcuno che ci accompagnerà nel mondo nuovo?

Ci sarà una politica che non potendo né volendo proteggerci come categoria (giustamente, siamo obsoleti) ci proteggerà come persone?

Ci sarà un modo per garantire un minimo di continuità di reddito in questo passaggio strutturale (ed epocale) verso il mondo in cui il lavoro umano sarà rarefatto?

Ci sarà qualcuno che si occuperà di redistribuire alle persone rese obsolete dalla tecnologia i profitti miliardari dei proprietari delle app, dei robot, delle piattaforme e del resto?

A queste osservazioni molto pertinenti di Gilioli mancano due domande senza le quali si resta a pestare acqua nel mortaio.



La prima: posti in luce i fenomeni contraddittori di cui parla Gilioli e dei quali ormai anche il senso comune è consapevole, qual è la causa fondamentale ed essenziale che li produce?

La seconda: sono in grado le auspicate politiche di riforma di aver ragione di tale causa?

In buona sostanza c’è da chiedersi se – una volta posto in luce che la contraddizione fondamentale ha la sua origine nelle leggi immanenti del modo di produzione capitalistico – le politiche di riforma, regolative e redistributive, siano effettivamente agibili e in grado di superare i motivi della crisi e  le conseguenti “disarmonie”.

Salvo che nelle fasi alte del ciclo economico, il riformismo ha dimostrato di non avere risposte risolutive alla crisi (né potrebbe averle). Men che meno il riformismo può ed è in grado di dare risposte alla crisi di questo passaggio d’epoca.

Dall’altro lato, il Novecento ha dimostrato che il mutamento dei rapporti di proprietà (l’abolizione della proprietà privata dei grandi mezzi di produzione), introdotti surrettiziamente, non è di per sé condizione sufficiente per sviluppare adeguatamente le forze produttive materiali in un’ottica di superamento del capitalismo, di pieno sviluppo dell’uomo che non si riproduca più in una dimensione determinata, ma nella propria totalità.

Il capitalismo ha dimostrato ­– fin qui ­– di essere il sistema migliore per sviluppare le forze produttive, malgrado tutte le sue contraddizioni e i guasti sociali e ambientali che esso provoca (che non è robetta). Siamo però giunti ad un punto cruciale del suo sviluppo, laddove è nella dimensione della sua struttura che si sviluppa la contraddizione fondamentale che produce la storia: «ad un dato punto del loro sviluppo, le forze produttive materiali della società entrano in contraddizione con i rapporti di produzione esistenti, cioè con i rapporti di proprietà. [...] Questi rapporti, da forme di sviluppo delle forze produttive, si convertono in loro catene. E allora subentra un'epoca di rivoluzione sociale. Con il cambiamento della base economica si sconvolge più o meno rapidamente tutta la gigantesca sovrastruttura.»

Nel frattempo che si fa? Qualcosa si può fare, la lotta tra capitale e lavoro qualche risultato lo può dare, e, come solito, la cosa si riduce alla questione dei rapporti di forza delle parti in lotta, tenendo ben fermo che in una azione politica generale il capitale è il più forte. Tuttavia se tale è la tendenza delle cose, ciò non significa che si debba rinunciare alla resistenza contro gli attacchi del capitale e abbandonare gli sforzi per ottenere condizioni migliori dalla servitù generale che è legata al sistema del lavoro salariato.

Non si tratta di far lavorare solo alcuni (chi e perché?) e agli altri, i “disperati” come li chiama Cacciari, di elargire un sussidio in modo che possano dedicarsi alla lettura, alla pesca sportiva, ecc.. Quella del cosiddetto reddito di cittadinanza, o comunque lo si voglia chiamare, è senz’altro una misura necessaria, ma essa deve essere inquadrata in una rimodulazione del lavoro e dunque a cominciare da una riduzione drastica della giornata lavorativa normale. E ciò si può ottenere solo entro accordi in un quadro economico generale e quanto più possibile universale. Insomma, lo slogan “lavorare tutti e lavorare meno” aveva una sua logica che diventa man mano sempre più stringente e attuale.

Non ci dobbiamo però esagerare il risultato finale di questa lotta quotidiana, poiché non si deve dimenticare che si lotta contro gli effetti, non contro le cause di questi effetti; che, come diceva Marx, si può soltanto frenare il movimento discendente, ma non mutarne la direzione; che si applicano soltanto dei palliativi, ma non si cura la malattia.


Ecco dunque, caro Alessandro Gilioli, se mai avrai l’occasione di leggere queste parole, il punto della mia riflessione dal quale partire: definire bene e chiare le cose e porre al centro del dibattito politico e della lotta la riduzione della giornata lavorativa.

15 commenti:

  1. Cara Olympe,
    sinceramente continuo ad approvare i tuoi sforzi, immani, nel ricordare le leggi di tendenza generale, ormai "sotto gli occhi di tutti quelli che hanno letto Marx o non letto.
    Rischi però di passare per una "cartomante" per la stragrande maggioranza di tutta quella "pletora" di razionalisti a metà , che sia pur lentamente si stanno ponendo le giuste domande e però continuano a vedere la punta del dito.
    In ciò anch'essi sono ammirevoli nel perdurare !

    caino

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    1. che ti devo dire? hai ragione, soprattutto su quelli che tu chiami razionalisti a metà, e che invece chiamo diversamente aggiungendoci anche l'altro 50%

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    2. Credo che Caino abbia voluto dirle che i suoi sono diventati oramai...esercizi retorici.
      Cosa che condivido, visto che non c'è uno straccio di progettualità della prassi nei suoi scritti.

      La saluto comunque.

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    3. per una volta ci faccia conoscere i suoi stracci di progettualità della prassi

      comunque

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    4. Già fatto in passato, ma mi ha bellamente e...comunque ignorato.

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  2. La principale questione dell'inizio di questo nuovo secolo-millennio è la caduta inarrestabile del saggio medio del profitto, contemporanea alla "caduta" della egemonia USA: da un lato la crisi inarrestabile del capitalismo senescente, dall'altro la crisi inarrestabile della vecchia egemonia USA. Entrambe si daranno la mano come una coppia di vecchietti che cercano di sostenersi a vicenda, ma che prima o poi devono soccombere. Ché, se poi divorziano, finiscono dalla padella alla brace. Cara Olympe sono cose troppo grosse per modesti blogger come noi, e lo sarebbero persino per giganti come Marx ed Engels. Per quanto ci riguarda, dovremmo lasciare la faccenda alle cure del caso individuale che si volge nella cieca necessità complessiva.

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    1. la caduta inarrestabile del saggio medio del profitto, in combinazione all'aumento progressivo della composizione tecnica del capitale. tema trattato varie volte qui, da ultimo:
      http://diciottobrumaio.blogspot.it/2016/10/la-tendenza-storica-dellaccumulazione.html

      sono tutte cose delle quali intendo continuare ad occuparmi, pur nei miei consapevolissimi ed evidenti limiti, e anche nell'ambito dell'altrettanto modestissimo blog. quanto al caso individuale, esso farà il suo corso. invece quanto alla "necessità", vale conoscerne le leggi (e Marx ed Engels ci danno una gran mano), non già per inventare un nuovo e più perfetto sistema di ordinamento sociale e di elargirlo alla società dall'esterno, ma di conoscerle per agire nel modo più opportuno. mi ostino a credere che l'umanità non sia una colonia di topi.

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  3. Fonti per una ricerca storica.

    Da un intervista a Egon Bondy, vero nome Zbynek Fiser ( 20. ° gennaio 1930 , Praga - 9. mese di aprile 2007 , Bratislava [2] ):

    I cittadini che nel novembre 1989 sono scesi sulle piazze delle nostre citta` (della Cecoslovacchia) per chiedere di rimuovere il governo allora in carica, sarebbero tornati immediatamente alle proprie case o ai propri posti di lavoro se qualcuno avesse fatto loro anche solo lontanamente cenno di avere in programma la restaurazione del capitalismo. E` qualcosa che oggi chiunque vi confermerebbe, qui da noi. Dopo 42 anni di modello sociale non capitalista (anche se assolutamente non socialista!), la gente considerava come assolutamente e irrevocabilmente scontate cose che fino a oggi nel capitalismo non sono state scontate: tutti avevano un lavoro assicurato, un’abitazione di qualita` a prezzi bassissimi, assistenza medica completa e gratuita, generi alimentari aprezzi stracciati e cosı via,e nessuno viveva sottoposto a pressioni materiali o comunque tali da pregiudicarne un’esistenza decente. La gente voleva rimuovere una classe dirigente chiaramente incapace e porre fine a un modo di gestione dell’economia rivelatosi troppo conservatore, ma pensava di ottenere questo andando “in avanti”, verso un rinnovamento del socialismo originariamente promesso nel 1948 (e che a quell’epoca non era stato realizzato) e non tornando “indietro”, pagando, nota bene, il prezzo di un peggioramento delle condizioni di vita così drastico come quello verificatosi negli ultimi quattro anni. La storia della truffa compiuta ai danni degli abitanti dell’intera Europa centro-orientale e` una pagina molto buia e io non sono l’unico a dirlo, solo che non tutti lo hanno fatto fin da subito e cosı ad alta voce.

    http://www.esamizdat.it/rivista/2008/1/pdf/temi_bondy_8_eS_2008_(VI)_1.pdf

    Ciao.g

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  4. Ci sarà qualcuno che si occuperà di redistribuire [..]
    Si suppone che la domanda del dott.Gilioli sia retorica nel senso che Google (consolidato da 109.500.000.000 US)piuttosto che Apple(107.1B US) non siano delle Onlus come surretiziamente vorrebbero farci credere mr.Bill&mrs.Melinda Gates con la loro nuova farmacopea filantropica.

    [...] questo passaggio strutturale (ed epocale) verso il mondo in cui il lavoro umano sarà rarefatto?

    A parte il detto sopra,varrebbe la pena di considerare p.e.Amazon (106.4B): 'a parte' alcune condizioni di lavoro del personale impiegato (v.centro di Dunfermline - Fife - Scozia - 60 h/sett.), da noi alcune consegne avvengono il giorno dopo,altre in giornata stessa ed infine alcune dopo 1/4 d'ora in seguito all'ordinativo/non per tutti gli articoli in catalogo ovviamente). Pensando la cosa, accolta positivamente da parte dell'utenza, restano alcune perplessità sulla considerazione generalizzata del Tempo già liofilazzata da marchingegni elettronici,app, altri sensori, altri robot, altri outsourcing, altre intelligenze artificiali, all'insegna imprescindibile 'del tutto e subito'per ogni attività.

    Credo inoltre che le riflessioni della quota dei così definiti razionalisti al 50% possano, volendo oggi più di ieri,prescindere dalla lettura marxista
    per constatare un'evidenza,quella di vivere in un pattume più o meno evidente( la carota vegana piuttosto che l'uovo ruspante come risibili effetti di oasi inviolate).
    Quello che molto probabilmente continueremo a fare, è non mettere mano al sistema economico che informa gli stili di vita che ci porteranno dall’Antropocene al periodo successivo, quello in cui la mano della Natura si libererà dalla schiavitù di dover sopportare il nostro idiotismo logico.

    [..] sforzi,immani [..]

    Gli sforzi didattici sono comunque molto apprezzati,ovviamente(!)ma è il dott.Gilioli,il prof.Cacciari e Mosè Scalfari e il resto 50% ed oltre degli astronomi in erba
    che sarebbe opportuno convincere. Chi legge, e forse scrive qui, è già quasi completamente convinto.

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  5. Non ho proprio accennato a nessuna retorica di Olympe, anzi proprio il contrario .Se legge meglio c'è un che di ironico in quello che ho scritto.
    Cosa che Olympe ha perfettamente colto , per cui caro Anonimo, avanti con la sua proposta di prassi.

    caino

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    1. Le mie proposte di prassi, poco la interesserebbero, preso come è dagli esercizi di retorica del suo deus ex machina.

      La saluto comunque.

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  6. Ma se non si conosce quale tipo di crisi mondiale accompagnerà il capitalismo senescente, in via di estinzione, e quale tipo di guerra mondiale verrà combattuta per l'egemonia sui suoi poveri resti, si può anche chiudere bottega per non rischiare di raccontare storie di un passato ormai tramontato. Olympia hai un'idea della vastità dei due processi mondiali che la specie umana dovrà subire? Io questa idea non ce l'ho, nessuno ce la può avere e -ripeto- neppure Marx ed Engels redivivi ce la potrebbero avere.

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  7. Ci sarà qualcuno che si occuperà di redistribuire alle persone rese obsolete dalla tecnologia i profitti miliardari dei proprietari ..?
    chissà , forse la "Provvidenza" ? Ma nel dubbio io cercherei almeno di difendere l' obsoleta "previdenza" 😎
    ws

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  8. @caino
    Purtroppo il mezzo riduce l'argomentazione e il senso(parlo per me).
    Mah....la prassi,ne penso una elementare ,forse semplicistica nel tema,cioè ripensare ed attuare un diverso stile di vita.Questo almeno si può fare,volendo.
    La Natura ha altri ritmi rispetto alla cultura e dato che devono viaggiare insieme, qualsiasi paradigma che sia basato strettamente sulla seconda è destinato a schiantarsi inevitabilmente sull'ignoranza della prima.

    Il divario che rende questi paradossi concepibili è quello tra sapere e convinzione: noi sappiamo che la catastrofe (ecologica) è possibile, perfino probabile, e tuttavia non crediamo che accadrà davvero.Vedremo.

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