venerdì 3 febbraio 2017

La scomoda legge carica di pericolosissimi significati politici



È sintomatico che non si riesca mai a chiamare le “cose” per nome, cioè per ciò che esse sono realmente. Al massimo si arriva a chiamarle “altre cose: cioè mercati, finanza, trattati internazionali etc.”. Nel loro insieme queste “altre cose” che cosa rappresentano? L’economia? E di quale economia stiamo parlando? Mistero.

Dal 2009 le azioni di Apple sono aumentate di più del 415%. Amazon di un clamoroso 900%. E quelle di Facebook, sul mercato verso la fine del 2012, sono il 230% dal suo prezzo di offerta. Ma non si tratta solo di questi colossi. Il 16 agosto dell’anno scorso il New York Times scriveva:

The facts are inescapable: The Obama years have been among the best of times to be a stock investor, going all the way back to the dawn of the 20th century.

Consider that had you been prescient enough to buy shares of a low-cost stock index fund on Mr. Obama’s first inauguration day, on Jan. 20, 2009, you would now have tripled your money. Stock market performance of this level has rarely been surpassed.


Si sarebbe attesa l'elezione di Donald Trump per favorire i gruppi industriali e commerciali, le banche e la finanza? Quanti luoghi comuni, quanti sproloqui sulle “cose”. Come cercavo di far intendere nel post precedente, i critici laterali del sistema, al pari degli apologeti del sistema stesso, hanno tutto l’interesse dal tenersi lontani dalla critica marxiana con la sua scomoda legge del valore carica di pericolosissimi significati politici.

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