martedì 28 febbraio 2017

Non funziona più



«I filosofi hanno solo interpretato il mondo in modi diversi; si tratta però di mutarlo».

Non so se il futuro ci riserva cose migliori, tuttavia, per quanto s’intravvedano delle involuzioni sul piano politico, il mondo sta cambiando a passi veloci e solo attraverso il cambiamento è data la possibilità di migliorarlo. C’è chi, nella sua rassegnazione, nega che ciò possa essere fatto, sostenendo che il mondo va per la sua strada e noi, di fronte alla complessità degli eventi, possiamo solo illuderci di incidere in qualche modo su di essi. Infatti, è vero che spesso le cose nella realtà non cambiano secondo gli auspici e gli sforzi intrapresi, che le sorti individuali sono legate al caso, che il corso della storia non può derogare dalle grandi leggi della necessità.

Scrive Marx nella prefazione alla prima edizione de Il Capitale, in apparente contraddizione con se stesso:

«Se pure una società è arrivata a scoprire la legge di natura del proprio movimento – e scopo ultimo di questa opera è rivelare la legge economica del movimento della società moderna – non può né saltare né togliere di mezzo con decreti le fasi naturali dello svolgimento».

Non possiamo saltare le fasi naturali dello svolgimento, e però gli uomini possono non solo imprimere un’accelerazione agli eventi (possono “abbreviare e attutire le doglie del parto”, dice Marx), ma agire affinché il mutamento possa stabilirsi nel dominio di loro stessi e della natura, fondandosi sulla conoscenza delle necessità naturali, nel fare agire le leggi di natura secondo un piano per un fine determinato

Scoprire la necessità significa trovare la libertà: è la coscienza della necessità che diviene coscienza della libertà, essendo questa il risultato dell'altra. E tuttavia la coscienza della necessità non è di per sé sufficiente. Da tale apparente impasse deriva il successo delle più viete teorie borghesi. Se l’ontogenesi dello sviluppo umano è grossomodo quello di una colonia di topi da ingrassare e affamare secondo le circostanze, il compito per la classe dominante diviene comodo e soprattutto presenta minori rischi.

Negando la possibilità di trasformazione cosciente della materia sociale, della produzione e distribuzione, dell’organizzazione in generale secondo scopi predefiniti, la classe dominante e i suoi volenterosi ideologi vogliono dimostrare l’inutilità della lotta di classe (tranne la loro) quale motore di trasformazione sociale. Perciò essi insistono nel voler dimostrare che solo le élite svolgono un ruolo storicamente fondamentale in tutte le epoche storiche. In buona sostanza si tratta di una teoria storico-filosofica generale la cui virtù suprema consiste nell’essere metastorica.

E hanno buon gioco anche nel dimostrare il fallimento di quello che è stato fatto passare per socialismo e comunismo, laddove l’immaturità di quei sistemi sociali corrispondeva all’immaturità della produzione capitalistica (*). E però sta maturando, sulla base di condizioni oggettive, una sempre più netta e radicale coscienza circa l’irrazionalità e l’ingiustizia del modo di produzione capitalistico e delle istituzioni borghesi. Ciò è segno del fatto che deflagra la contraddizione tra produzione sociale e appropriazione privata, rendendo palese che questo sistema non funziona più.

(*) Per dirla con Engels, la soluzione delle questioni sociali restava ancora celata nelle condizioni economiche poco sviluppate e perciò doveva uscire dal cervello umano: “La società non offriva che inconvenienti: eliminarli era compito della ragione pensante. Si trattava di inventare un nuovo e più perfetto sistema di ordinamento sociale e di elargirlo alla società dall'esterno, con la propaganda e, dove fosse possibile, con l'esempio di esperimenti modello. Questi nuovi sistemi sociali erano, sin dal principio, condannati ad essere utopie: quanto più erano elaborati nei loro particolari, tanto più dovevano andare a finire nella pura fantasia”.



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2 commenti:

  1. solo le élite svolgono un ruolo storicamente fondamentale
    Purtroppo c'è una verità storica in questa informazione;anche le "rivolte popolari" sono diventate " rivoluzioni" solo per l' opera di una "elite" in grado di gestire per i propri scopi la rabbia popolare e in tutti gli altri casi abbiamo avuto al massimo solo degli ineffettivi "masanielli"
    ws

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    1. a rivoluzione francese, per esempio, non è stata opera di una élite, ma di una classe sociale in ascesa, la borghesia, che tutto era tranne che un'élite. anche coloro che ne furono a capo al massimo erano degli avocaticchi di provincia, degli scribacchini, non appartenevano ad un'élite. le élite combattono per il potere nei palazzi, ma in genere sono conservatrici, non hanno alcun interesse a promuovere e guidare rivoluzioni sociali, al massimo delle sommosse.

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