mercoledì 18 ottobre 2017

Sulla "civilissima America"



Propongo per chi ne avesse voglia la lettura di questo articolo, segnalatomi da un amico, una recensione di un libro. La cosa che personalmente mi ha più sorpreso non è stata il riassunto della descrizione delle condizione dei poveri negli Usa, ma che il recensore ammetta: «La realtà dei poveri, una realtà che ben conosco a livello italiano ma che mai più immaginavo raggiungesse certi livelli nella “civilissima” America».

Questa affermazione denuncia da un lato lo stato di disinformazione generale sulla situazione sociale degli Stati Uniti, il sistematico silenzio e la diuturna manipolazione mediatica di quella realtà, e, dall’altro, la persistenza dello stereotipo sulla  “civilissima America”.

Eppure ci vuole poco, specie per un giornalista, per rompere il velo di omertà e menzogna su un paese, gli Usa, dove la maggior parte delle persone è costretta a una vita di merda. Nel mio piccolo, microscopico blog, per esempio, ho parlato più e più volte della situazione dei poveri americani, del fatto che quasi 50 milioni di cittadini di quel paese sopravvivono grazie agli aiuti alimentari federali (food stamps); al fatto che gli Usa hanno di gran lunga la più alta percentuale sia relativa che assoluta di carcerati e di persone sotto sorveglianza domiciliare. Insomma che gli Usa sono un postaccio, salvo che per i ricchi e i molto ricchi.



Il 22 novembre 2011, scrivevo:

Sabato pomeriggio ascoltavo una signora, da poco tornata dagli Usa, la quale raccontava con un misto di raccapriccio e di sollievo (ritenendo che in Italia non succeda e non possa accadere) come nel suo viaggio abbia visto persone ultrasessantacinquenni, che quasi non si reggevano in piedi, al lavoro nei negozi e nei servizi, costrettivi dal fatto che la crisi ha dissolto i loro risparmi e li ha lasciati senza copertura pensionistica. Volevo rispondergli: cara amica, serviva spendere 4.000 dollari per scoprirlo?

Ieri leggevo uno studio fresco di pubblicazione condotto dall’Ufficio del Censimento americano (si può scaricare qui) secondo cui un americano su tre, o circa 100 milioni di persone, sopravvivono sotto o appena sopra la soglia di povertà. Si dirà che tale soglia negli Usa è alta, ma ciò è vero molto relativamente poiché le situazioni vanno misurate sulla base del contesto e dell’epoca. Quando non hai soldi per mandare i figli a scuola o per le cure sanitarie indispensabili, quando vivi con i food stamps e non hai un lavoro oppure è un lavoro precario e mal pagato, c’è poco da gingillarsi con il relativismo.

Domenica leggevo, sempre a tale proposito, un articolo, Goodbye, golden years,  sull’inserto del NYT di un professore di economia il quale fornisce dei dati sulla situazione degli anziani al lavoro per necessità di sopravvivenza. Oltre 450.000 cercano lavoro o sono disoccupati. Quasi il 40 per cento degli americani tra i 55 e i 65 anni non hanno copertura previdenziale, e meno di un quarto di questi ha qualche risparmio.

Il 16 maggio 2013, precisavo:

… la condizione di molti che vivono il “capitalismo più avanzato”, è quella della mera sopravvivenza. Non è più la crisi dello status dei neri americani come negli anni 1960, che esplode nelle fiamme di Watts, ma la crisi dello status degli Usa. Il conflitto razziale permane soprattutto sottotraccia, ben mascherato dai media; quella che invece emerge aperta ed evidente è la contraddizione sociale, di classe, un disagio compresso dall’ideologia del mito americano e che però assume forme schizoidi con le note e periodiche mattanze. In questo cazzo di sistema, mentre gli anziani devono continuare a lavorare per non morire di fame, i politici, gli economisti e le grandi firme dei media lavorano fino all’ultimo respiro per il proprio compiacimento.

Più che la critica teorica, un dato statistico (fornito periodicamente dal Dipartimento dell'Agricoltura: cfr. sito del Food and Nutrition Service ) fa riflettere e riguarda la platea sempre in incremento dei nuovi poveri americani, cioè di coloro che per vivere hanno bisogno dei sussidi pubblici per l’acquisto dei più comuni generi alimentari (Supplemental Nutrition Assistance Program). Ne ho parlato in diversi post negli anni scorsi. Ricapitolo e aggiorno di seguito i dati perché credo meritino attenzione.

Nel 2010 gli americani che a causa dei bassi livelli di reddito sono stati costretti a ricorrere ai Food Stamps, buoni pasto garantiti dal governo di cui possono usufruire le persone “non abbienti” e senza un lavoro, sono stati 42.4 milioni, con un aumento del 17% dai livelli del 2009, e del 58.5% da agosto 2007, prima della nuova recessione. In quell’anno il tasso di popolazione che riceveva i food stamps era pari all’8.7%, ovvero circa 26.3 milioni di persone.

La situazione è questa: The number of recipients in the food stamp program, formally known as the Supplemental Nutrition Assistance Program (SNAP), reached 47.6 million, or nearly one in seven Americans, ovvero il 15% della popolazione USA tira avanti grazie a sussidi pubblici.

Tra gli americani poveri, quelli con meno di diciotto anni sono il 22%, ossia un totale di 16,4 milioni di bambini e adolescenti, pari alla popolazione di New York City, Los Angeles, Chicago e Houston insieme. Il numero totale delle persone in povertà è equivalente alla popolazione complessiva delle 50 maggiori città degli Stati Uniti.

Il 4 gennaio di quest’anno scrivevo un post dal titolo eloquente: Stati Uniti: il paese più violento del pianeta. In questo post, così come in altri, c’è già tutto ciò che riguarda il cosiddetto “dibattito” sulla violenza e la povertà negli Usa. Dunque sarà senza dubbio interessante leggere il libro di Elisabetta Grande, ma per cortesia non si finga ignoranza su questioni sulle quali basta qualche clik in rete per avere notizie informate e dati ufficiali. E ad ogni modo continuate pure a dubitare che, oltre a tutto il resto, gli Stati Uniti rappresentino la più grave minaccia per la pace nel mondo.

P.S.: sulla segregazione razziale, questo post, ma non perdetevi nemmeno questo, il quale richiama quest'altro dal titolo Stelle e sbarre. Sapevatelo.

6 commenti:

  1. Ho letto l'articolo, e parto da questa frase

    "C’è che i poveri possono finire in galera anche solo perché dormono nella loro auto, oppure chiedono l’elemosina oppure urinano contro un albero, perché non hanno i soldi per entrare in un W.c.. C’è – e questo è forse l’aspetto più brutale – che i poveri sono visti come un qualcosa di fastidioso e distorto, quando non criminalizzati."

    per condividere una cosa che ho scoperto da poco e che ben mostra come le cose non cambiano, purtroppo.

    Durante il weekend scorso Genova ha visto la riproposizione della bellissima manifestazione dei Rolli Days(*).
    In questa occasione ho partecipato, tra le altre cose, a una visita guidata al cosiddetto Albergo Dei Poveri.
    Si tratta di un palazzo costruito tra il XVI e il XIX secolo allo scopo di "accogliere" i poveri della città.
    Il tutto grazie alle cospicue donazioni della grande nobiltà genovese ecc. ecc.

    La ragazza che ci ha accompagnato ha avuto cura di spiegarci come, grazie alla magnanimità dei committenti/benefattori (le cui gigantesche statue affollano il palazzo, spesso accompagnate da cornucopia e monete a simboleggiare il proprio intervento economico), la città volesse risolvere il problema dei "meno abbienti" e dei diseredati.
    Innanzitutto erano troppi. Non c'era spazio.
    Per cui decisero di costruire l'albergo fuori dalle mura (ovviamente ora è in pieno centro, in uno dei quartieri della Genova bene).
    Si trattava purtroppo non di un albergo ma di un ... Reclusorio.
    Esisteva un Magistrato dei Poveri, in quale si preoccupava di decidere chi dovesse essere "aiutato".
    Si trattava sempre di bambini/bambine o anziani.
    Si veniva quindi rinchiusi nel reclusorio (triste tautologia), dove si studiava e lavorava, in modo da essere poi re-inseriti nel mondo in modo da essere possibilmente in grado di mantenersi.
    Iniziativa lodevole, per certi aspetti, ma cui sottende un classismo ributtante.

    Che tristezza.

    (*) I Rolli Days consistono nell'apertura straordinaria al pubblico di molti palazzi nobiliari del '500-'600 appartenenti al cosiddetto Sistema dei Rolli.
    Gratuitamente è possibile visitare (spesso con annessa visita guidata gratuita) i palazzi dell'epoca del grandeur genovese,
    per non parlare dei Musei di Strada Nuova (patrimonio Unesco) e di svariate pinacoteche ospitanti capolavori del barocco genovese e dell'arte fiamminga del 500-600.
    I palazzi in questione, tanto per dire, furono protagonisti di una importante pubblicazione del Rubens, in quanto fu di ispirazione per i palazzi di Amsterdam.
    Insomma, mica pizza e fichi :-)
    C'è un sito che spiega tutto, i prossimi Rolli Days sono previsti per maggio 2018.

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  2. Io negli Stati Uniti ci ho vissuto per un anno e mezzo. E mi sono trovato bene. E come mai? Visto che è un postaccio? Vi svelerò un segreto gelosamente custodito, un mistero mai rivelato a nessuno. Vi regalerò un'informazione confidenziale e riservata, un trucco ignoto al grande pubblico, una soluzione sorprendentemente semplice del problema.
    Bisogna trovarsi nelle stesse condizioni in cui mi sono trovato io: ero molto giovane, in perfetta salute e senza problemi economici.
    P.S. Raccomando un libro di Barbara Ehrenreich. "Una paga da fame", Feltrinelli.

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    1. ...e sicuramente sei stato attento a non entrare nei quartieri sbagliati ...

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  3. Scusi Olympe, forse le sembrerà sciocca questa domanda, ma il vicino Canada, come se la passa?
    Cambia qualcosa tra gli States e il Canada come civiltà?
    Lo chiedo a lei, che è così acculturata, certo più di me.

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  4. "Gli Stati Uniti rappresentino la più grave minaccia per la pace nel mondo."

    Fai bene a battere su questo tasto:

    Dopo lo spolpamento di quella piccola percentuale di persone che detengono ricchezze immense, ecco che un quarto del bilancio federale,quasi il pil del'italia, se ne va per massacrare centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo:
    https://www.pandoratv.it/larte-della-guerra-bipartisan-il-riarmo-usa-anti-russia/

    E c'è chi sminuisce l'importanza di questa battaglia per l'informazione, invece di mettersi al suo fianco per ampliarne l'efficacia e battere il rimbambimento di trombe, saltimbanchi, servi, preti e giullari, che ancora impediscono di vedere che il "Re è nudo!".(e magari anche l'imperatore :) )
    Ciao,una buona giornata,g

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  5. a me prevale la curiosità: un giro negli USA lo farei volentieri

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